L’Italia è spaesata nella condizione in cui si ritrova sola con la sua fragilità. Gli italiani sono spaesati, incapaci come sono di riconoscersi nel proprio Paese, nelle proprie radici, di radicarsi nel proprio luogo, e non è vero che gli uomini non hanno radici come gli alberi. In tempi di crolli, smottamenti e sfaldamenti sarebbe un esercizio fin troppo retorico operare una traslazione metaforica della realtá su un piano politico, economico, culturale e morale.
Che l’Italia sia un paese fragile, che si sta sgretolando, che va in pezzi quando piove, é sotto gli occhi e i piedi di tutti. Ma la realtá va oltre la metafora. Con la decadenza demografica, lo smottamento del suo territorio, i mille problemi che lo attraversano al tempo della pandemia. A tenere in piedi questa nazione barcollante, che ha perso l’orientamento e che a volte siamo costretti a vedere prostrata, ci vorrebbe un miracolo. E’ un’Italia che crolla, sotto il peso delle sue responsabilità.
L’Italia dei ponti che si accasciano, o che si spezzano, delle strade che si sbriciolano e delle autostrade interrotte. L’Italia delle tragedie infinite, l’Italia che piange, che si dispera. Che si indigna e grida “mai piú”, fino alla prossima malaugurata puntata. E che dimentica presto, rimuovendo gli infausti simboli dei suoi fallimenti. Un Paese che sta implodendo, che crolla sotto il peso dell’abusivismo, della corruzione, del malaffare, delle tante complicitá, di una pollitica fatta di tanta ambizione e senza alcuna visione.
Questa é l’Italia, oggi…fuor di metafora. E c’é un’amara consapevolezza che avanza tra rabbia e rassegnazione. L’Italia é un Paese fragile nelle sue istituzioni, nei gangli della democrazia. Crolla, questo paese “friabile”, sulle sue debolezze, sulle sue fragilitá, sui suoi vizi che sono diventati cosí radicati, endemici, da essere accreditati, con inusitata normalitá, come parte di un sistema. E’ un’Italia che ha sempre piú paura di sé stessa e non si riconosce piú nell’immagine deturpata delle sue coste, dei suoi paesaggi sfigurati, delle cittá collassate e dei paesi abbandonati. E’ un’Italia che si scandalizza, che é stata presa a tradimento, ma che scende a patti facilmente.
Un’Italia, con il suo Paese lungo, che ad ogni latitudine é attraversata da un profondo malessere, divisa, lacerata, sfilacciata nel suo tessuto sociale. E cosí, per dirla con Gramsci, “mentre sulla scena politica si susseguono banali rappresentazioni nelle quali tutte le ambizioni umane intessono le loro menzogne, sullo sfondo giganteggia la maschera sghignazzante della realtá”. Una realtá che racconta, oltre la sua drammatica metaforizzazione, che sotto i ponti che crollano c’é un’Italia intera, un’Italia che vede sbriciolarsi la terra sotto i piedi. Da Nord a Sud, senza differenza.
di Emilio De Lorenzo