L’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, prevista dalla riforma Nordio, non è incostituzionale. È quanto deciso dalla Corte costituzionale, dopo l’udienza pubblica e la camera di consiglio in cui la Corte ha esaminato le questioni di legittimità costituzionale sollevate da 14 Autorità giurisdizionali, tra cui la Cassazione.
La Corte, spiega Palazzo della Consulta in attesa del deposito delle motivazioni della sentenza (che avverrà nelle prossime settimane), ha ritenuto ammissibili le sole questioni sollevate in riferimento agli obblighi derivanti dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, la cosiddetta Convenzione di Merida.
Nel merito, i giudici costituzionali hanno dichiarato “infondate” tali questioni, ritenendo che “dalla Convenzione non sia ricavabile ne’ l’obbligo di prevedere il reato di abuso d’ufficio, ne’ il divieto di abrogarlo ove gia’ presente nell’ordinamento nazionale”.
Esprimo la massima soddisfazione per il contenuto del provvedimento della Corte Costituzionale, che ha confermato quanto sostenuto a più riprese in ordine alla compatibilità dell’abrogazione del reato di abuso di ufficio con gli obblighi internazionali. Mi rammarica che parti della magistratura e delle opposizioni abbiano insinuato una volontà politica di opporsi agli obblighi derivanti dalla convenzione di Merida. Auspico che nel futuro cessino queste strumentalizzazioni, che non giovano all’immagine del nostro Paese e tanto meno all’efficacia dell’Amministrazione della giustizia”. Lo sottolinea il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.