Non c’è attimo della giornata che non mi viene chiesto “come finirà”, con riferimento a questa campagna elettorale che chiama i cittadini alle urne per l’elezione dei sindaci, dei parlamentari europei e del consiglio regionale del Piemonte.
Non solo. La domanda va ben oltre il voto e riguarda anche le guerre che creano angoscia e dolore e, in particolare, il futuro della nostra Irpinia, nel contesto della politica per il Sud. Un dato è certo: nell’aria si respirano sentimenti opposti. Dal pericolo di una restaurazione con una attività di privazione dei diritti, per effetto di uno strisciante fascismo, fino alla demolizione, colpo dopo colpo, della nostra Costituzione nata dalla Resistenza. Ma ci sono anche propositi di cambiamento che si coniugano con la speranza che, prima o poi, tutto questo dovrà finire e vincerà il bene comune.
Seguendo questa seconda intenzione, che implica necessariamente un salto, il Corriere dell’Irpinia si presenta oggi ai lettori con la sua storia secolare, ma con una veste grafica rinnovata che ospita agilmente la selezione dei contenuti, le narrazioni e gli approfondimenti dei fatti. Siamo testimoni di un passaggio epocale della storia planetaria. Le guerre segnano drammaticamente le giornate in Ucraina, in Medio Oriente e in oltre sessanta paesi nel mondo. Vite spezzate e oltraggiate scandiscono i minuti di un tempo in cui la sola indignazione non è più sufficiente e il pericolo di abituarsi al peggio è dietro l’angolo. Il desiderio di pace, potente ovunque, viene però mortificato da chi lascia prefigurare che l’intero mondo possa essere coinvolto in un conflitto totale, con pazzi guerrafondai che sventolano le bandiere della distruzione morale e fisica.
L’Europa, che dovrà rinnovare il suo Parlamento fra otto giorni, dà segni di grande fragilità. Da luogo un tempo di “elefanti bocciati e smarriti” mostra oggi i muscoli con i più deboli, come accade nelle politiche migratorie o con provvedimenti privi di solidarietà umana e sociale, mentre manovre antieuropeiste si affacciano all’orizzonte. Come finirà? Lo diranno le urne degli Stati membri. In Italia i segnali del tempo non sono rassicuranti. Il Premierato rende fragile le garanzie assicurate dal Quirinale, mentre una maggioranza assetata di potere si avvia a spaccare il Paese con la legge dell’Autonomia regionale differenziata, e in queste ore, con il provvedimento Nordio sulla separazione delle carriere dei magistrati e la rivoluzione del Csm, i cui effetti nascondono non pochi rischi per il cittadino.
E in Irpinia come finirà? La questione morale esplosa con l’inchiesta nei confronti dell’ex sindaco ha determinato una variabile elettorale che potrebbe riservare non poche sorprese. Rimandando il lettore alle pagine interne sul voto amministrativo, l’auspicio è di un totale rinnovamento della classe dirigente locale. Di fronte allo scadimento morale e all’assalto della criminalità organizzata che ha assediato città e provincia, occorre che le Istituzioni che si andranno a eleggere siano consapevoli del degrado raggiunto, dotate di notevole capacità di autonomia e, soprattutto, orientate a perseguire il bene comune. Solo così anche l’Irpinia nel Mezzogiorno potrà veramente rinascere.