“Volevo raccontare un modo di stare al mondo, fuori dalle convenzioni, che si nutre del coraggio del quotidiano”. Spiega così Marianna Morante il suo romanzo “L’audacia delle bouganville”, edizioni Il Papavero, presentato ieri al Circolo della stampa di Avellino. Un romanzo prezioso perchè rende omaggio a quei luoghi troppo spesso dimenticati, esclusi dallo sguardo e da qualsiasi narrazione, a partire dalla storia di una donna, Luisa, giovane giornalista tornata nel borgo natale per salutare suo nonno. Qui scoprirà i frammenti di un mistero lasciato dal nonno e legato a una bouganville, qui Luisa imparerà ad ascoltarsi e scoprirà il segreto nascosto dal nonno ma anche il significato di parole come resilienza, comprenderà che è possibile scegliere di restare, poichè come le boungaville siamo tutti chiamati a fiorire nonostante le intemperie. Morante parte dalla simbologia della bouganville che “rimargina, cresce, cura, assomiglia ai luoghi di queste aree marginali, alla resilienza di chi vive in queste terre”. Spiega di riconoscersi nel sentimento della restanza ma “è chiaro che la politica deve aiutare questi luoghi a non morire, attraverso una programmazione permanente che oggi manca. Servono idee per rilanciare i comuni e la cultura può essere certamente uno strumento cruciale in questo processo. Al tempo stesso, è evidente che le regole che valgono per le grandi città non possono valere per i piccoli comuni, penso alla fatica che facciamo per difendere la presenza di un presidio scolastico a Grottolella. Servono agevolazioni per i piccoli centri”. E’ il sindaco di Grottolella Antonio Spiniello a sottolineare il valore di cui si carica il libro della Morante nel racconto dei borghi irpini, consegnando una narrazione differente, ricordando la difficoltà di restituire un futuro ai paesi, mentre l’editrice Martina Bruno evidenzia la capacità dell’autrice di ribadire il ruolo centrale dei borghi nella storia del paese, sollevando interrogativi, ricordandoci come ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte perchè i giovani scelgano di restare, costruendo un senso di appartenenza, cambiando la mentalità”.
Preziosa la testimonianza, da remoto, di Fiorello Primi, presidente Borghi PIù belli d’Italia “Finalmente, a tutti i livelli, si comincia a riflettere sul perchè e sul come si possa scegliere di restare a vivere nel luogo in cui si è nati o cresciuti o di trasferirsi in un posto diverso per ritrovare le radici ma anche per costruirsi uno stile di vita più adatto alle proprie esigenze. Il valore di questo libro è nella capacità di promuovere una riflessione su come il patrimonio di cultura, saper fare e identità dei borghi possa diventare linfa vitale per nuove opportunità di vita. Perchè restare non sia un atto di resistenza solitaria ma auna scelta possibile sostenuta da chi cerca luoghi e comunità in cui vivere una vita diversa. Perchè questo sia possibile servono risposte dalla politica che deve garantire un livello adeguato di servizi alla persona che consentano di vivere in modo dignitoso”. L’antropologo Antonio Severino parla della dignità della marginalità che emerge dal racconto “Troppo spesso i borghi sono ridotti a cartolina da mostrare per pochi giorni all’anno, al centro di una partita di potere per accaparrarsi fondi. Né ci si preoccupa effettivamente della capacità di questi borghi di gestire i flussi turistici”. Si sofferma anche lui sulla simbologia della bouganville, che pianta che abbellisce ma al tempo stesso segnala fratture, può infestare ma anche dare valore, simbolo di nascita e di attesa di una Resurrezione”. Il giornalista Gianluca Galasso ricorda le tante scommesse vinte di restanza come quella di Nicola Mariconda della Bottega del Sottoscala, attore che ha scelto di investire sul territorio con uno spazio che è laboratorio e contenitore teatrale, capace di coinvolgere soprattutto i giovani “Serve perseveranza, qualità che in tanti hanno dimenticato ma si può fare”. Ed è lo stesso Mariconda a far vivere sapientemente alcuni passi del volume.
Preziosa la testimonianza, da remoto, di Fiorello Primi, presidente Borghi PIù belli d’Italia “Finalmente, a tutti i livelli, si comincia a riflettere sul perchè e sul come si possa scegliere di restare a vivere nel luogo in cui si è nati o cresciuti o di trasferirsi in un posto diverso per ritrovare le radici ma anche per costruirsi uno stile di vita più adatto alle proprie esigenze. Il valore di questo libro è nella capacità di promuovere una riflessione su come il patrimonio di cultura, saper fare e identità dei borghi possa diventare linfa vitale per nuove opportunità di vita. Perchè restare non sia un atto di resistenza solitaria ma auna scelta possibile sostenuta da chi cerca luoghi e comunità in cui vivere una vita diversa. Perchè questo sia possibile servono risposte dalla politica che deve garantire un livello adeguato di servizi alla persona che consentano di vivere in modo dignitoso”. L’antropologo Antonio Severino parla della dignità della marginalità che emerge dal racconto “Troppo spesso i borghi sono ridotti a cartolina da mostrare per pochi giorni all’anno, al centro di una partita di potere per accaparrarsi fondi. Né ci si preoccupa effettivamente della capacità di questi borghi di gestire i flussi turistici”. Si sofferma anche lui sulla simbologia della bouganville, che pianta che abbellisce ma al tempo stesso segnala fratture, può infestare ma anche dare valore, simbolo di nascita e di attesa di una Resurrezione”. Il giornalista Gianluca Galasso ricorda le tante scommesse vinte di restanza come quella di Nicola Mariconda della Bottega del Sottoscala, attore che ha scelto di investire sul territorio con uno spazio che è laboratorio e contenitore teatrale, capace di coinvolgere soprattutto i giovani “Serve perseveranza, qualità che in tanti hanno dimenticato ma si può fare”. Ed è lo stesso Mariconda a far vivere sapientemente alcuni passi del volume.




