Una rete contro il caporalato in difesa del diritto al lavoro dei migranti. È stato presentato questa mattina “SAY NO CAP!”, progetto finanziato dalla Regione Campania nell’ambito del programma Su.Pr.Eme. 2, cofinanziato dai fondi FAMI e FSE+, che per la prima volta viene esteso alle province di Avellino e Benevento. L’obiettivo dell’iniziativa è prevenire e contrastare il caporalato e lo sfruttamento lavorativo nei contesti agricoli e rurali, attraverso l’attivazione di due Poli Sociali territoriali. Rivolto ai cittadini di Paesi terzi regolarmente soggiornanti in Italia che vivono condizioni di vulnerabilità, il progetto guarda soprattutto ai lavoratori e alle lavoratrici del settore agricolo, spesso esposti a sfruttamento, marginalizzazione e isolamento.

“In provincia – spiega Luca Cioffi, vicecoordinatore della Cooperativa Sociale Intra, tra i partner dell’iniziativa – esistono diverse forme di caporalato che si estendono ben oltre il settore agricolo e abbracciano, ad esempio, anche il lavoro domestico, dove sono molto frequenti casi di sfruttamento e di mancato rispetto dei contratti e della legge. Operiamo in un contesto economico e sociale fragile, dove i diritti delle persone, soprattutto se straniere, sono spesso limitati. La legge, da sola, non è sufficiente: serve un sostegno sociale concreto”. I Poli Sociali offriranno percorsi personalizzati di assistenza, orientamento e integrazione, con l’obiettivo di far emergere le vittime e costruire risposte coordinate tra le diverse realtà locali. In campo, con l’obiettivo di informare i migranti sui loro diritti e sostenerli in percorsi di emersione dal lavoro nero e da altre forme di sfruttamento, ci sarà anche un camper, che andrà in giro nelle zone più a rischio e maggiormente esposte al fenomeno del caporalato.
Il primo step è allargare la rete istituzionale e associativa. “Per far emergere situazioni illegali c’è bisogno della collaborazione di tutti”, precisa la coordinatrice del progetto Daniela Fiore. Il progetto, partito a maggio 2025 e attivo fino a luglio 2028, prevede azioni mirate contro il lavoro sommerso e percorsi strutturati di inclusione e autonomia per le vittime o potenziali vittime di sfruttamento lavorativo. Spazio infatti a servizi di mediazione linguistico-culturale e di orientamento al lavoro e all’abitare. E ancora assistenza legale e amministrativa, oltre a servizi integrati di accompagnamento. “Un sistema di interventi così strutturato – conclude Fiore – può fornire alternative concrete a chi lavora in condizioni proibitive, senza alcuna tutela”.



