Il governo Draghi è un esecutivo di unità nazionale che sta fronteggiando la doppia sfida sanitaria ed economica in un momento di grandissima difficoltà. Ha ereditato anni di cattiva gestione economica e l’esasperazione di parte dell’opinione pubblica verso gli attuali partiti politici. I loro leader si sono uniti attorno al presidente del Consiglio nella speranza di indicare all’opinione pubblica una via d’uscita rapida dalla pandemia. Il parallelismo più efficace si può fare con la stagione dei governi di unità nazionale nati subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale e guidati da Alcide De Gasperi del quale proprio oggi ricorrono i 67 anni dalla morte. Dopo la tragedia della guerra, De Gasperi fu l’artefice della ricostruzione morale, civile, economica, democratica del nostro Paese. Di quel governo fecero parte, solo per citare alcuni nomi, Pietro Nenni, Giovanni Gronchi, Palmiro Togliatti, Antonio Segni, Ugo La Malfa, Giorgio Amendola, personalità diverse che tracciarono il percorso comune per instradare il Paese verso lo sviluppo economico, sociale e culturale, con il contributo di tutte le forze democratiche, lasciando fuori le forze che si richiamavano al fascismo. Quell’esecutivo consentì all’Italia di ripartire, di farla rinascere, parole che si si rincorrono in questi giorni, quando tutti noi siamo duramente impegnati nel contrasto alla pandemia e speriamo in un futuro diverso. De Gasperi – come ha ricordato il Presidente della Repubblica Mattarella – ha avuto il coraggio di fare scelte difficili. La sua capacità di visione contribuì a sviluppare il capitale di libertà conquistato con la Resistenza in un ordinamento pienamente democratico, con una politica orientata alla lotta alla miseria, all’analfabetismo, al superamento di fratture sociali ridando un nuovo fondamento all’idea di Patria, lontana dai nazionalismi regressivi che avevano gettato il Continente nella barbarie e lo fece anche aprendo le porte al risorgere dell’idea di Europa. De Gasperi insieme ad altri statisti cattolici come il francese Schumann e il tedesco Adenauer è il costruttore del progetto di unità europea, allora un ideale mentre oggi è una straordinaria opportunità come dimostra la prima tranche da 25 miliardi arrivati dalla Commissione europea previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: fondi ad asili, Alta velocità ferroviaria, Superbonus, Transizione 4.0 e altre misure. Draghi come De Gasperi ha una credibilità internazionale che nessun altro politico italiano ha. Una credibilità che De Gasperi seppe conquistarsi nella conferenza di pace di Parigi del 1946 quando fece cambiare atteggiamento alle nazioni vincitrici della seconda guerra mondiale. Nel suo discorso disse: “occorre impegnarsi a fondo. Mai impegnarsi a metà: quando si ha una convinzione e si è chiamati ad una certa responsabilità, allora non ci sono limiti, tutta la persona, tutte le fatiche, tutto lo spirito deve essere dedicato a quel lavoro.… Il mio servizio è dello Stato e del popolo italiano, dello Stato che è popolo; dello Stato che è rappresentato dai suoi organi ufficiali esecutivi, la cui essenza, la cui vitalità si prospetta nell’avvenire e rappresenta l’eternità della nazione…. L’ordine si mantiene non col servire l’una o all’altra parte, ma col servire la libertà”. E aggiungeva: “Non si può votare in un certo modo nell’aula del governo e fare fuori la campagna contro lo stesso governo, non si può usare e profittare delle forme legali della democrazia e tenere in riserva una eventualità antidemocratica”. Parole di estrema attualità e che fanno pensare alle difficoltà che oggi sta incontrando Draghi che, non ha le stesse personalità di allora nel suo governo, e che dunque si carica di una responsabilità maggiore visto che è sulle sue spalle che gravano tutte le aspettative di successo mentre i partiti continuano ad occuparsi principalmente dei singoli interessi elettorali e poco del bene comune.
di Andrea Covotta