Anche il Coordinamento dei Piccoli Comuni italiani si sente parte in causa nel problema dell’emergenza idrica. “Sono decine – infatti, dice il coordinatore Virgilio Caivano -, dai Monti Dauni al Sannio, al Vulture Melfese, che da mesi sono in sofferenza”. E, aggiunge, “l’Irpinia è l’epicentro di questo totale disastro”.
E, questa volta, non è il solito “mal comune mezzo gaudio”. Caivano, intanto, sottolinea come finora non sia stata posta “una vera questione idrica da aprire per tutto il Mezzogiorno”. Perché “il rischio idrico passa attraverso le nostre comunità”.
Nel Mezzogiorno d’Italia c’è una vera “questione idrica” da aprire. Per il coordinatore dei Piccoli Comuni, quindi, siamo di fronte “a molta improvvisazione e disorganizzazione. E, soprattutto, pare che l’Acquedotto Pugliese sia privo di una visione strategica”. Da tempo, ormai, le sorgenti e i serbatoi continuano ad essere vuoti e le reti idriche sempre più degradate. L’allarme lanciato, oltre alla richiesta, dai Comitati sorti, per una radicale sostituzione di condotte e tubature, sembra cadere nel vuoto.
“L’allarme lanciato a Cassano Irpino, a Conza – scrive il Coordinamento dei Piccoli Comuni -, ci trova pronti a sostenere come sempre le migliaia di famiglie che in primavera rischiano il razionamento sine die dell’acqua”. Un incubo prospettato, almeno fino a gennaio prossimo, dall’amministratore unico di Alto Calore, Antonello Lenzi.