Di Giuseppe Crescitelli
Con i suoi circa 400.000 abitanti l’Irpinia è la terza provincia per popolazione della Campania. Ricca di storia non è, purtroppo, tanto ricca di opportunità per chi ci vive, seguendo quella scia comune al Meridione ma, più in particolare, a quella parte della popolazione che vive nell’arco appenninico. I territori interni sono sempre stati meno popolati e più svantaggiati di quelli costieri, sia per condizione geografica sia per possibilità di sviluppo.
La situazione attuale in Irpinia
Secondo i dati Istat aggiornati al 2023 la disoccupazione giovanile si aggira attorno al 37.7% per gli uomini e al 42.9% per le donne, con una media del 39.4%, locale, in confronto alla media nazionale che è al 21.8%. È evidente come, dai dati, la provincia non riesca a fornire occupazione ai giovani e ancor più preocupante è che il trand non accenni a migliorare. Questa situazione ha portato ad un vero e proprio esodo con 20.000 giovani tra I 18 ed I 35 anni costretti a lasciare l’Irpinia in un arco temporale che va dal 2013 al 2023. Dinanzi a questo problema le varie amministrazioni non sono riuscite a porre un reale rimedio, limitandosi a un uso discutibile delle risorse. Il quadro socio-economico generale non è meno cupo, rivelando lo stato di totale abbandono in cui versa la nostra provincia. Il rapporto triennale 2020/2022 curato in comune tra la Caritas locale e l’Osservatorio sulla povertà mostra come su 263.308 contribuenti censiti la metà dichiari reddito familiare inferiore ai 15 mila euro andandosi a classificare sotto la soglia di povertà. È molto importante tenere a mente questo dato: i giovani non dispongono di indipendenza economica e il loro percorso scolastico è completamente a carico delle famiglie. Libri, iscrizioni annuali, materiale generico e attività opzionali extra scolastiche costano e bisogna necessariamente venire a patti con delle mancanze che possono incidere sulla qualità dell’istruzione del ragazzo con conseguente difficoltà per ciò che riguarda la ricerca di una occupazione che possa sostenere piani a lungo termine (famiglia e quant’altro). La nostra provincia è anche pesantemente carente nell’ambito delle infrastrutture rendendo complicati gli spostamenti tra i paesi e il capoluogo così come la creazione di ricchezza dal momento che sono fattori importanti nel permettere uno sviluppo sostenibile. Nel complesso quanto riportato dimostra come i giovani abbiano prospettive inesistenti in loco e che siano incapaci di realizzarsi a livello personale, senza doversi muovere dal loro luogo di nascita.
Status demografico attuale
Un altro sguardo, più nello specifico, va dato alla nostra particolare situazione demografica e al suo impatto a livello socio-economico. La provincia segue il più grande fenomeno nazionale di spopolamento con ben 40.000 abitanti persi a dal 2009, in percentuale si tratta di una contrazione del 9.1% in 15 anni. Lo spopolamento avviene per un mix di invecchiamento ed emigrazione, andando a impattare principalmente le aree periferiche ed in minor misura, e pur sempre non in maniera “dolce”, il centro cittadino. Qualsiasi crescita economica a lungo termine necessità di due fattori: aumento della forza lavoro e crescita della produttività strutturale (quanto efficacemente si riesce a produrre sulla base delle forze utilizzate). Il fenomeno dell’invecchiamento generale priva di una certa quantità di forza lavoro, quindi diminuendo la percentuale della popolazione occupata a produrre, rispetto a quella parte che non lo fa, diventa impossibile sviluppare il territorio, destinando alle morte le piccole comunità paesane. Non è un caso che in Irpinia si stia assistendo ad un progressivo fenomeno di deindustrializzazione a partire dagli anni ’10 del 2000 e non risulta al momento un piano efficace per arginare questi fenomeni.
Dopo tutto ciò che è stato detto la conclusione è piuttosto amara, non esistono prospettive degne di nota per i nostri giovani. La regione non fornisce alcuna opportunità e la sua amministrazione lascia a desiderare, il governo centrale non porta avanti un piano di sviluppo come si deve dagli anni ’90 e la fuga di giovani (quindi di cervelli e di forza lavoro) priva il territorio di una base di partenza per un possibile piano a lungo termine. Parafrasando un noto film dei fratelli Coen si può purtroppo affermare: “L’Irpinia non è un paese per giovani”.