E’ stato un messaggio forte quello lanciato dal magistrato antimafia Catello Maresca agli studenti dell’Ic di Montemiletto nel corso di un incontro dedicato al tema della legalità. Punto di partenza del dibattito i recenti fatti di cronaca accaduti a Napoli, che hanno visto due giovani vite spezzate, per niente, per aver semplicemente calpestato una scarpa firmata. “Il coltello – ha sottolineato il pm – non si usa per difendersi come sostengono tanti, ma è un’arma, fa male, è considerato per legge uno strumento atto ad offendere”. “State molto attenti quindi – ha continuato – ai modelli a cui si ispirano le canzoni di alcuni rapper, delle fiction come Mare Fuori o Gomorra, sono quasi sempre modelli negativi, non sono da emulare, e spesso anche gli influencer influenzano i giovani in maniera negativa.”.
Il pm, simbolo da anni della lotta alla criminalità organizzata, con l’occasione ha presentato il suo ultimo libro, Lo Stato vince sempre, ed è stato letteralmente inondato di domande e curiosità, dai giovani studenti, che hanno partecipato con grande attenzione ed interesse.
L’iniziativa, ideata da Roberta Brogna e dal Presidente della Pro Loco Mons Militum Florindo Garofalo, è stata organizzata in sinergia con l’Istituto Comprensivo Montemiletto, con il patrocinio del Comune di Montemiletto.
Dopo i saluti istituzionali del Sindaco, Massimiliano Minichiello, e del Dirigente Scolastico, prof. Attilio Lieto – entrambi fieri di poter trasmettere un messaggio di legalità e di educazione civica alla platea di giovani spettatori presenti – la presentazione è iniziata con un contributo video che ha ripercorso le tappe della cattura del boss dei Casalesi Michele Zagaria, dopo sedici lunghi anni di latitanza, dalle prime intercettazioni all’espugnazione del bunker, attraverso le immagini delle telecamere della polizia di stato, e attraverso le parole del giudice Maresca, in prima linea anche nel momento dell’arresto.
L’incontro si è trasformato subito in un dialogo – confronto con gli alunni che hanno partecipato attivamente con domande e curiosità, chiedendo al magistrato come fosse vivere con la scorta, senza avere una vita cosiddetta “normale”, o se avesse mai avuto qualche momento di paura, di pentimento, se si fosse mai sentito da solo a combattere, o se è vero che lo “Stato vince sempre”.
Il magistrato ha sottolineato più volte ai giovani studenti che quella vita, come quella del boss, è una vita infelice, da “stupidi, basti pensare che vivono in bunker sotterranei, senza la luce del sole, senza poter vedere il mare, senza potersi sposare o condividere la gioia più bella che sono i figli”.