Il novecento è stato il secolo delle ideologie e della rappresentanza oggi invece è l’epoca della rappresentazione. I luoghi delle istituzioni come il Parlamento ridotti a cassa di risonanza della maggioranza di turno, come avviene ormai da molti anni e non solo in questa legislatura. Per uno strano intreccio del destino in questi giorni si celebrano due centenari che riguardano il mondo cattolico:. chi ha lo ha organizzato politicamente e chi lo ha rappresentato governando il paese. Il 14 gennaio del 1919 nasce Giulio Andreotti scomparso sei anni fa e il 18 gennaio sempre del 1919 l’atto di fondazione del Partito Popolare, la DC è una sua costola. E uno dei simboli democristiani è proprio il divo Giulio. Diventa sottosegretario con De Gasperi nel 1947, l’anno successivo entra in Parlamento e ci rimarrà per sempre. Guida sette governi con maggioranze diverse ma con un’ unica ricetta: il potere logora chi non ce l’ha e con una sola passione rivelata dalla figlia Serena: mio padre non ama le vacanze, non ama il mare, non ama le passeggiate. La verità è che se non fa politica si annoia. I cattolici in politica li organizza però un prete e non un politico. Don Luigi Sturzo, un sacerdote siciliano alto e allampanato che cento anni fa vince la sua sfida, fondare un partito politico e guidare politicamente il mondo cattolico a cui fino a quel momento il Vaticano impediva di fare politica dopo la rottura tra lo Stato nato dal Risorgimento e la Chiesa. Nel gennaio del 1919 sono passati cinquant’anni dall’annessione di Roma al regno d’Italia e i tempi sono maturi per permettere ai cattolici di fare politica attiva. Don Sturzo lancia un appello ai Liberi e ai Forti. Un manifesto con al centro ruolo della famiglia, libertà di insegnamento, ampliamento del suffragio elettorale compreso il voto alle donne, decentramento amministrativo e difesa della piccola proprietà rurale contro il latifondismo. Nessun riferimento alla parola cattolico perché come spiega lo stesso Sturzo il cattolicesimo è religione, universalità, il partito è politica, è divisione. I popolari non nascono dal nulla. C’è fermento nella società dell’epoca e collegamenti con piccole e medie imprese e con il mondo dell’agricoltura. Cooperative, casse rurali, banche cittadine e molti intellettuali sono interessati a partecipare alla vita politica e non si riconoscono nei conservatori liberali ma nemmeno nei socialisti che pure stanno crescendo in capacità organizzativa. Il partito popolare di Sturzo si presenta alle elezioni politiche del 1919 ottenendo il venti per cento e cento deputati. Un successo di breve durata. Sturzo si oppone duramente al fascismo e a Mussolini ed è costretto all’esilio. Il seme del cattolicesimo in politica è però stato gettato e dopo il partito popolare ci sarà la DC che governerà l’Italia per oltre 40 anni. Sturzo dopo la fine della guerra e del fascismo rientrerà in patria e nel ’52 è nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Einaudi. Si batte contro le tre male bestie come le definiva: statalismo, partitocrazia e sperpero del denaro pubblico. Battaglie ancora di estrema attualità. E oggi il massimo esponente politico delle idee del cattolicesimo democratico è un altro siciliano, l’uomo del Colle Sergio Mattarella. Le radici sono le stesse e la cultura resta quella di provare a ricucire quello che nel tempo si strappa, ritrovando il senso della comunità che è il luogo, secondo Sturzo, dove matura la pratica del metodo democratico. Sotto la guida democristiana l’Italia è cresciuta tra luci e ombre e come ha scritto Pino Corrias “Andreotti sembra eterno ed invece anche lui uscendo di scena a 94 anni è diventato un altro anniversario del nostro buio”.
di Andrea Covotta