Trovato un secondo covo del boss Matteo Messina Denaro. E’ stato individuato questa mattina dai Ros dei carabinieri a quanto apprende l’Adnkronos a circa 400 metri in linea d’aria dal primo. Si tratta di un appartamento a Campobello di Mazara nel trapanese. Sul posto i Ros e il procuratore aggiunto Paolo Guido. Sembra che il boss abbia fatto realizzare un piccolo bunker nell’appartamento.
Nel primo covo è stato trovata un’agendina su cui l’ex latitante scriveva le sue riflessioni, anche sulla figlia Lorenza che non porta il suo cognome e che non lo vuole vedere da anni. Ci sarebbero anche delle date, di alcuni incontri. Tutto il materiale è al vaglio degli investigatori. Al momento non sono stati trovati documenti o ‘pizzini’, come era successo in passato nei covi di altri boss. In una scatola c’era invece tutta la sua documentazione sanitaria, con cartelle cliniche sulle visite effettuate.
INDAGATO UN ONCOLOGO – C’è un secondo medico indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla rete di fiancheggiatori del boss. Si tratta di un oncologo, il trapanese Filippo Zerilli. Secondo la Procura di Palermo, che continua a indagare dopo la cattura dell’ex latitante, il medico avrebbe seguito degli esami al boss che si faceva chiamare Andrea Bonafede. Ieri è stato iscritto nel registro degli indagati un altro medico, Alfonso Tumbarello, medico di base di Campobello di Mazara. Anche lui aveva curato la salute del boss Messina Denaro. Tutto il reparto di Oncologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani è stato perquisito. Qui, il boss mafioso si sarebbe rivolto per eseguire una serie di esami istologici per il suo tumore al colon. Gli inquirenti stanno cercando di verificare se i medici fossero a conoscenza della vera identità di Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro.
LUPPINO – E’ stata fissata, invece, per domani mattina, alle 9.30, al carcere Pagliarelli di Palermo, l’udienza di convalida per Giovanni Luppino. Ad interrogarlo sarà il giudice per le indagini preliminari Fabio Pilato. Luppino è accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e procurata inosservanza di pena. È stato proprio Luppino, commerciante di olive, agricoltore di mestiere, incensurato, ad accompagnare l’ex latitante in auto alla clinica Maddalena di Palermo. Luppino, che non è parente del boss omonimo, è un volto nuovo per gli inquirenti. Non era mai stato coinvolto in operazioni antimafia. Da tempo si era dedicato al commercio delle olive del tipo ‘cultivar Nocellara del Belìce’. Luppino è accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravata dal metodo mafioso. Adesso gli inquirenti stanno indagando su quali fossero i suoi rapporti col padrino arrestato lunedì.
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