«Sono d’accordo con quanti ritengono che abbiamo subito una narrazione distorta del processo del terremoto in Campania e Basilicata. Una distorsione legata alla storia dell’Irpiniagate: alla fine, non c’è stato un solo sindaco inquisito in rapporto alla ricostruzione civile. Ma in venti anni di governi che si sono succeduti, non un soldo è arrivato per il completamento della ricostruzione».
Così Nando Morra, già segretario della Camera del lavoro di Napoli, venerdì sera in collegamento nella seconda puntata del Talk “Parole Semplici” su Youtube. “Terremoto 44 anni dopo” il tema della serata, per analizzare gli aspetti sociali, politici, economici, derivati dal sisma del 23 novembre 1980 in Campania e Basilicata. Nel corso della trasmissione organizzata dalla Svimar e dalla Federazione civica delle Associazioni del Sud, trasmissione coordinata da Carmen De Rosa, Nando Morra, coordinatore del comitato dei sindaci del Cratere, ha continuato la sua analisi puntando sulla cosiddetta occasione mancata che è l’industrializzazione.
Pollice verso per quelle scelte politiche che «hanno portato residui di industria senza prospettive di sviluppo, salvo qualche occasione. Il resto, una truffa ai danni del Mezzogiorno».
Sguardo al futuro, allora: «Ogni anno 150mila ragazze e ragazzi partono dai paesi del Sud in cerca di occupazione. E’ come se ogni tre anni Salerno venisse cancellata. Un tema drammatico. Il problema è puntare sulle opportunità legate alle tecnologie, all’ambiente, al turismo sostenibile, alla filiera agro-industriale, altrimenti continueremo a vivere in più Italie, e il Sud pagherà sempre il prezzo più alto, perché le risorse intellettuali saranno andate via e non saranno disponibili a tornare.
Voglio anche ricordare che in occasione del trentennale del terremoto il presidente della Repubblica Ciampi convocò al Quirinale i sindaci del Cratere, attribuendo loro la medaglia d’oro al valor civile, riconoscendo dunque la loro azione».
Il confronto è stato ricco di spunti: dalla storia del terremoto dell’80 al bilancio 44 anni dopo all’impegno nel presente con lo sguardo al futuro, lungo queste tracce si sono mosse le analisi di tutti gli intervenuti, tra gli altri ricordiamo il vescovo dell’Alta Irpinia, Pasquale Cascio (di cui riferiamo in altro articolo), il presidente della Svimar, Giacomo Rosa, i componenti del coordinamento dei sindaci del cratere, i sindaci dei comuni colpiti dal sisma delle province di Avellino, Potenza, Salerno, Foggia e Napoli.
Un interessante dibattito, in cui i temi dello spopolamento, delle infrastrutture, dei servizi sono più volte emersi, a fronte di politiche tiepide, su questi aspetti, mai incisive nel dare un nuovo corso ai destini di aree del Mezzogiorno d’Italia che hanno bisogno di pianificazioni di larghe vedute e ispirate alle risorse presenti sui territori, a partire dai bellissimi borghi nati dalle macerie di quella notte ma oggi vuoti di abitanti. Il merito della Svimar e della Federazione delle associazioni del Sud è di tenere sempre acceso il dibattito, che si concretizza attraverso le innumerevoli iniziative sul campo. Anche oggi, questo sabato 23 novembre, una delegazione è presente, tra Irpinia e Sannio, nei luoghi del ricordo e della speranza, come ha sottolineato e augurato il vescovo della terra più devastata, l’Alta Irpinia che negli anni continua a perdere giovani energie e che invece, assieme ad altre comunità, ha le potenzialità per essere protagonista dei processi di sviluppo.