“Vogliamo fortemente che ‘Musica in Irpinia’, il festival creato da Mario Cesa torni a vivere, gli renderemo omaggio attraverso una rassegna a lui dedicata”. Lo sottolinea il sindaco di Mercogliano Vittorio D’Alessio nel corso della cerimonia dedicata al Maestro Cesa, in quello che sarebbe stato il suo ottantaduesimo compleanno. Una cerimonia conclusa dallo scoprimento della targa Largo Mario Cesa nello spazio antistante l’abbazia del Loreto mentre il nome di Mario è intonato a gran voce dai suoi amici. “Qui si sono esibiti per anni – ricorda D’Alessio – artisti internazionali grazie a Mario. Ero un adolescente ma ho impressa nella mente la magia di questa rassegna. Vogliamo che questo luogo torni ad accendersi di note e sonorità. Vogliamo dedicargli un evento ogni anno. Oggi, nel giorno del suo compleanno, gli abbiamo intitolato questo largo, che rappresenta la porta d’accesso al suo mondo. La sua musica ci guida ancora”.
A prendere la parola è anche Lucio Napodano, amico storico di Mario: “Mario continua a vivere. Siamo stati amici per 60 anni. Non ho mai capito nulla di musica ma lo accompagnavo ovunque. Ora tocca ad Avellino rendergli omaggio. Lo chiederemo con forza al sindaco di Avellino Festa perchè gli intitoli uno spazio lungo Corso Vittorio Emanuele. Noi siamo pronti a dedicare a lui e al suo grande amico Gabriele Matarazzo, un evento nel segno di quella che era una delle loro passioni, la gastronomia”. Toccante la testimonianza di Claudia Iandolo “Mario veniva ricevuto dai capi di stato di tutto il mondo e poi tornava al suo sdruscio per il Corso. Quando gli chiedevo perchè restasse qui mi rispondeva sempre ‘Ricordati che sono le tue creature a dover girare’”. Sottolinea “come fosse ossessionato dalla comunicazione, la sua musica non era di facile fruizione ma lui ci teneva che le sue note arrivassero al pubblico. Centrale per lui era anche la capacità della musica di evocare. Era sempre proiettato in un altrove, aveva una fortissima ansia di spiritualità. Era convinto che l’arte è sempre il prolungamento della memoria ma credeva anche in una forma espressiva che potesse agire nel presente”. E sul legame con la propria terra “Questo – prosegue Iandolo – era l’humus da cui partiva ma per lui recuperare un rito non era un esercizio formale, significava riscoprirne il senso nella collettività”. Non dimentica la sua generosità “Quando organizzavamo qualche rassegna era sempre pronto a consegnarci un suo inedito, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Credeva nella forza dell’arte, poichè l’arte dà senso alla vita. E quanto più gli artisti agiscono in campi lontani e diversi tra loro, lontano dalle Accademie, tanto più è arte. Così bastava che ascoltasse il dialogo tra due operai mentre lavorano perchè nascesse un brano come ‘Oranti, persino un incidente buffo rappresentava per lui l’ispirazione per una sua creazione”. Quindi l’appello “Non commemoriamolo come chi non c’è più. Mario continua a vivere”. A partecipare alla cerimonia anche il viceprefetto Rosaria Gamerra che sottolinea “il valore di iniziative come queste che rendono il doveroso riconoscimento a quelle che sono state eccellenze del territorio”. Orgoglioso il nipote Massimiliano Cesa, presente insieme alla sorella Anna “Giorno dopo giorno, prendo sempre più coscienza della grandezza di mio zio”. A partecipare alla cerimonia – introdotto dai giornalisi Titty Festa e Alfredo Picariello – anche il direttore e il presidente del Conservatorio Maria Gabriella Della Sala e Achille Mottola, il vicario della diocesi don Enzo De Stefano. Ma a rendere omaggio a Mario sono tanti amici, tra gli altri, Franco Festa, Nunzio Cignarella e Giuliana Freda del Centro Dorso, Pierino De Gruttola, il sindaco di Ospedaletto Luigi Marciano.
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