E’ stata l’occasione per ribadire la forza del cinema come mezzo di espressione privilegiato per le giovani generazioni la proiezione, presso la Sala Penta del Palazzo della Cultura di Avellino, dei cortometraggi realizzati dagli allievi del laboratorio Officina Cinema, giunto alla sua seconda edizione. Ad aprire la serata Raffaella Festa, funzionaria provinciale, che ha evidenziato l’impegno della Provincia di Avellino nel rendere la cultura accessibile ai giovani: “Il cinema non è solo arte, ma anche un ponte tra generazioni e uno strumento per interpretare il mondo. Progetti come “Officina Cinema” ci rendono fieri del nostro territorio e delle sue potenzialità creative.”
Il direttore scientifico Luigi Cuomo ha sottolineato come “Questi ragazzi dimostrano che il cinema non è solo un sogno, ma anche uno spazio concreto per raccontare storie, mettersi in gioco e sperimentare. Ciò che abbiamo visto oggi non è solo il frutto del loro impegno, ma una testimonianza autentica della loro capacità di emozionare e far riflettere.” La serata si è conclusa con un momento in cui il pubblico ha potuto dialogare direttamente con i giovani autori. “Siamo fieri di ciò che è stato realizzato fino a oggi – ha sottolineato Luigi Cuomo – e ora attendiamo con entusiasmo la prossima edizione di “Officina Cinema”, per proseguire il percorso intrapreso e continuare a dare spazio ai talenti e alle storie di domani”
Un’emozione forte, quella del laboratorio, come hanno raccontato i giovani che hanno partecipato. E’ stata Stella Urciuoli tra le allieve del laboratorio a sottolineare come “È importante per i giovani avere uno spazio in cui esprimersi, che sia attraverso un prodotto audiovisivo, artistico, musicale, in città, attraverso il laboratorio cinematografico “Officina Cinema” io e i miei amici ne abbiamo trovato uno. Abbiamo appreso le basi della cinematografia, dalle più piccole unità come la suddivisione dei piani, delle sequenze, la stesura di una soggetto, la creazione di una sceneggiatura, fino a sperimentare in maniera pratica con le videocamere, la registrazione audio, per arrivare poi all’editing del nostro prodotto in fase di post-produzione, oltre ad aver appreso il valore dell’amicizia e della condivisione , stando in gruppo”.
Francesco Pio Varriale ha ribadito come “Un laboratorio di cinema è necessario in città per coltivare una produzione artistica nascente nel nostro territorio e che ha bisogno di crescere. Siamo circondati dal cinema ed è plausibile che ci sia chi voglia seguire questa strada e per iniziare a tastare il mezzo con mano è necessario almeno un laboratorio”. “Abbiamo speso molto tempo – spiega Giorgia Battista – cercando di capire che cosa sentivamo di dover trasmettere nel nostro cortometraggio e alla fine abbiamo scelto un tema che lega tutti i giovani, l’ansia. Ci siamo impegnati nel rappresentare un qualcosa che sentivamo dentro di noi, che avevamo la necessità di esprimere. Il cinema è una delle tante vie dell’arte attraverso cui noi giovani possiamo esprimerci il più liberamente possibile, mettendoci in gioco e lavorando in squadra. Penso che sia il metodo artistico più vicino alla nostra generazione che ci permette di fare effettivamente vedere alle persone quello che stiamo sentendo”.
E’ stato, quindi, Giuseppe Pullo a sottolineare come “Nel cortometraggio “ Le strade del destino”, a cui ho avuto il piacere di partecipare, l’obiettivo era raccontare un amore giovanile con tutte le sue fragilità e i suoi limiti: ciò che è stato e ciò che, nonostante le speranze, non potrà mai essere. Per me, questo progetto è stato anche un modo per rendere omaggio a una persona speciale della mia vita, Sofia (che nel corto prende il nome di Clara). Non la sento da anni e so che probabilmente non ci rivedremo più, ma è stata la mia “prima volta”. Una parte di lei vivrà per sempre in questo lavoro”. Non ha dubbi Giuseppe “Il cinema piace ai giovani perché è un’esperienza unica che permette loro di evadere dalla realtà, esplorare nuovi mondi e identificarsi in storie e personaggi che riflettono le loro emozioni e aspirazioni. È un linguaggio universale che intreccia immagini, suoni e narrazione, regalando esperienze profonde e coinvolgenti. Inoltre, attraverso il cinema, i giovani possono riflettere su temi attuali, vivere momenti di condivisione con gli altri e trovare ispirazione per affrontare la propria vita”. Maria Chiara Giordano sottolinea come “Credo sia importante perchè fa in modo che i ragazzi appassionati si incontrino e condividano la loro passione e la accrescano. -Abbiamo sperimentato e provato sulla nostra pelle un set professionale, abbiamo imparato a lavorare in gruppo e quanto sia importante rispettare il ruolo di ognuno, essendo ognuno utile all’altro”.
Alessia D’Alessio spiega come “Avere un laboratorio di cinema ad Avellino significa dare uno spazio ai più giovani per esprimersi con il linguaggio audiovisivo, così usato ma non sempre compreso nei suoi dettagli. Oltre agli aspetti più tecnici, abbiamo imparato come trasformare un’idea in una storia, come collaborare e come scendere a compromessi ma anche a responsabilizzarci per risolvere i vari problemi di una produzione audiovisiva. Nel nostro corto, ‘Fiorivano le viole’, abbiamo voluto raccontare la crescita e il cambiamento dell’adolescenza, toccando temi anche molto importanti con la delicatezza di chi non conosce ancora queste problematiche e la consapevolezza di chi le ha già affrontate e vuole mostrarle”.
“La cosa che più mi è piaciuta – spiega Valentina Sarro – è stato imparare come funziona una telecamera, come si monta un film, in questo caso cortometraggio, ma soprattutto come si lavora in squadra, che è davvero importante, dunque come funziona un piccolo set e quanto siano importanti tutti i ruoli all’interno di una piccola o grande produzione che sia. Abbiamo messo tutto noi stessi in un progetto che amiamo, tirando fuori ogni piccola emozione e sentimento che da tempo avevamo dentro di noi, ed è più difficile di quanto possa sembrare, ma ci siamo riusciti insieme. La cosa più bella è stata capire come un’idea possa prendere forma e diventare qualcosa di concreto. Abbiamo imparato a fidarci di noi stessi e degli altri, e a non mollare anche quando non viene tutto perfetto al primo colpo, ed è successo moltissime volte di dover riprovare e riprovare ma l’abbiamo fatto sempre sorridendo e divertendoci. Nei nostri corti abbiamo cercato di parlare di cose che ci toccano da vicino. In un periodo come questo, in cui sentiamo troppo spesso parlare di femminicidi e violenza sulle donne, o di ansie e problemi con i propri genitori, il nostro intento in “Fiorivano le viole” è stato quello di raccontare in modo molto velato tutti questi problemi tramite due ragazze che si vogliono molto bene e cercano di scappare da una vita che le vuole prigioniere. La riscoperta della felicità interiore, di se stessi e della propria forza sono stati i temi fondamentali. Sono molto soddisfatta ed orgogliosa del lavoro che abbiamo svolto insieme”
I CORTOMETRAGGI PROIETTATI
Che ne sarà di noi? (13’)
“Un racconto intimo delle ansie, dei timori e delle speranze degli studenti all’ultimo anno di
scuola superiore. In bilico tra il passato e il futuro, affrontano l’incertezza del loro domani,
lasciando emergere un ritratto autentico e sincero della loro generazione.”
Questo cortometraggio è stato selezionato al Sottodiciotto Film Festival di Torino e sarà
proiettato al Cinema Massimo il 14 Dicembre.
Mefite (4’)
“Un viaggio sensoriale e poetico tra sogno e realtà, dove l’antico culto della dea Mefite rivive
nelle acque fumanti e nel cuore umano, evocando la complessità e la dualità della femminilità.”
Tutto è arte (9’)
“Un viaggio intimo nell’universo creativo di Teresa Sarno, un’artista che trasforma l’ordinario in
straordinario, rivelando come ogni gesto e materia possano diventare arte.”
Fiorivano le viole (10’)
“Due amiche adolescenti esplorano una casa abbandonata, scoprendo segreti nascosti e
affrontando le loro emozioni più profonde, tra amicizia, incertezze e nuovi inizi.”
Le strade del destino (13’)
“Un viaggio notturno tra ricordi e rimpianti, dove vecchie ferite d’amore e incontri mancati si
sfiorano senza mai toccarsi davvero, lasciando solo il senso di ciò che poteva essere.”