Storie di resistenza troppo a lungo dimenticate, un patrimonio di valori che si fa monito al nostro tempo. E’ il senso del Forum tenutosi questo pomeriggio, al Corriere dell’Irpinia, a partire dal volume “Partigiani e rivoltosi irpini. Storie di resistenza e libertà”, a cura di Annibale Cogliano e della sezione Anpi di Forino Contrada. E’ il direttore Gianni Festa a sottolineare il valore di cui si carica l’incontro, nel segno dell’impegno che il Corriere porta avanti da tempo alla riscoperta della memoria. La giornalista Rosa Bianco ha ribadito “come oggi siamo qui per onorare la Costituzione e difenderla perchè sia realmente attuata ogni giorno”. Un confronto capace di riunire allo stesso tavolo alcuni degli autori dei saggi che compongono il volume. E’ lo storico Annibale Cogliano a porre l’accento sulla capacità del libro di andare a colmare un vuoto esistente, dalla resistenza degli irpini a Cefalonia a i partigiani che combatterono in Francia e in Grecia “Penso anche al ruolo giocato dalla città di Avellino dove un gruppo di giovani universitari stava preparando un’insurrezione contro i tedeschi, un’insurrezione mandata a monte dalle bombe lanciate dagli americani sulla popolazione civile perchè si sollevasse contro il fascismo. Un capoluogo, quello di Avellino, costretto a fare i conti con le violenze di tedeschi e americani, trasformatasi in luogo dei deportazione delle forze angloalleate. L’occupazione fino al luglio 1944 è caratterizzata dal pragmatismo, ci si chiede cosa può servire loro di ciò che resta del fascismo, con quali forze bisogna fare i conti, come la Chiesa. Il punto di riferimento diventano i liberali. In questo contesto decisivo sarà il ruolo giocato dai confinati antifascisti in Irpinia, i territori più progressisti saranno quelli in cui i confinati avranno seminato i valori di libertà e dove esploderanno con forza le rivolte”. Cogliano si sofferma anche sulla figura di Muscetta, che scelse di aderire al fascismo solo per convenienza ma poi lo combattè con forza sulle pagine di “Italia libera” tanto da essereb arrestato. Tocca, poi, a Michele Vespasiano ricorda come figure come quelle di Felice Sena, vicebrigadiere del settore politico della questura di Verona” che salvò oltre 300 ebrei, avvertendoli di retate e arresti, sia stata riscoperta solo negli ultimi anni “Era una figura di cui si sapeva pochissimo poichè lui stesso aveva sempre minimizzato l’accaduto e non raccontava mai quanto accaduto, gli stessi figli non hanno mai saputo nulla”. Vincenzo Lucido consegna con commozione la storia del padre Saverio, sopravvissuto agli orrori di Cefalonia ” A differenza di quanto accaduto cn Felice Sena io e i miei fratelli abbiamo sempre convissuto con questi racconti di brutture. Mio padre non smetteva di parlarne, era il modo che aveva per esorcizzare. Dopo una breve permanenza a Cefalonia, era giunto ad Atene al Pireo per essere poi deportato in POlonia. Dopo il suo rifiuto di aderire alla Repubblica Sociale, era stato condotto a Corinto in un campo di lavori forzati. Era stato uno degli Imi, internati militari italiani che oggi continuano ad essere degli invisibili. Purtroppo, dallo stato matricolare non risulta niente e solo 25 anni dopo l’accaduto fu inviato a visita”. Sottolinea come “nostro padre ci spiegava come non ci appartenesse il concetto di imperialismo, all’affetto e riconoscenza per il popolo greco si affiancava l’orrore nei confronti di ogni guerra. Ci ha trasmesso il valore della convivenza, l’idea della politica come servizio”. Commosso anche il ricordo di Giovanni Coppola che spiega come, in molti casi, come in quello di suo padre, si faceva fatica a parlare”. Carmine Clericuzio ricorda come Teobaldo Caggiano organizzerà con i greci la Resistenza a Corfù, per essere poi fucilato. Una storia di coraggio non così diversa da quella di Antonio GRossi, anche lui unitosi ai partigiani. Storie testimoniate da documenti che continuano a parlare al presente. Tanti i contributi al dibattito consegnati, da Ottaviano De Biase ad Arturo Bonito per ribadire l’importanza di continuare a cercare, perchè sono ancora tante le storie di partigiani da riscoprire



