Arriva da Massimo Passaro, portavoce Cittadini in Movimento una riflessione sulla lontananza della società civile dalla politica “Ad Avellino si avvicinano le elezioni amministrative e puntualmente parte il totonomi. Nomi che, però, non sorprendono nessuno: sono sempre gli stessi, da una parte e dall’altra, gli stessi protagonisti che da anni animano – e paralizzano – la scena politica cittadina.
Nessun vero ricambio, nessuna reale novità. Ed è proprio da qui che nasce una domanda sempre più diffusa: perché la gente non va a votare? La risposta è più semplice di quanto si voglia far credere. La gente vorrebbe votare. Vorrebbe poter scegliere persone perbene, libere da spettri, persone animate da un autentico amore per Avellino e non dal desiderio di una poltrona. La gente vorrebbe poter votare individui credibili, coerenti, puliti. E invece si trova davanti a un’offerta politica che ripropone in modo stanco e ripetitivo gli stessi volti, spesso già protagonisti di gestioni fallimentari o di operazioni di puro trasformismo”.
Passaro non lesina stoccate “Particolarmente amara appare la situazione nel cosiddetto centrodestra, che continua a non riuscire – anno dopo anno – a costruire una vera alternativa credibile. Ciò che si vede è il riciclo degli “sconfitti” e degli “espulsi” dal centrosinistra, personaggi che dopo aver fatto carriera altrove tentano oggi una nuova collocazione, presentandosi come paladini della parte politica opposta e rivendicando presunti crediti politici mai realmente maturati.
Ma se di crediti vogliamo parlare, allora bisognerebbe contarli diversamente. Dovrebbero essere riconosciuti a tutti quei ragazzi e a quelle ragazze che per anni si sono impegnati nel centrodestra sapendo già di non vincere, spesso persino di non entrare in Consiglio comunale. Militanti che hanno messo tempo, energie e dignità in una battaglia politica difficile, senza ritorni personali e senza ricompense. Quei crediti, però, nessuno li ha mai riscattati.
Non esiste un decreto ingiuntivo nei confronti dei partiti per la coerenza, per il sacrificio, per la fedeltà a un’idea.
E allora il contrasto è evidente: chi ha già avuto potere, incarichi, visibilità e ruoli – provenendo spesso dallo schieramento opposto – oggi pretende spazi e leadership nello stesso centrodestra; mentre chi quella parte politica l’ha costruita dal basso, senza benefici, rimane invisibile.
In questo scenario, la società civile si sente esclusa. Non riconosce nei candidati né nei consiglieri figure che la rappresentino davvero. La società civile è quella che: Ø vede i servizi sociali fermi e incapaci di rispondere all’emergenza povertà; Ø constata che il centro per l’autismo è ancora chiuso; Ø osserva lo stato indegno delle case popolari comunali e Acer, trasformate in veri non-luoghi dove si vive senza tutele e dignità; Ø sa che gli indigenti sono abbandonati a se stessi; Ø percepisce che il lavoro in politica è consentito solo a chi è “schierato” e non a chi è competente; Ø ha compreso che non esiste una vera meritocrazia, ma soltanto genuflessione al potente di turno. Ed è questa società civile che smette di votare.
A votare è rimasto appena quel 22-23% di cittadini, spesso legati a un qualche tornaconto: chi ha ricevuto favori, chi spera in una sistemazione, chi vive ancora nell’illusione di un beneficio futuro. In quel blocco elettorale non sono rappresentati:
Ø i lavoratori,
Ø i giovani capaci,
Ø i professionisti indipendenti,
Ø chi studia e si sacrifica.
Quei giovani, infatti, scelgono l’estero. Preferiscono meritare lontano piuttosto che raccomandarsi qui. Chi resta, invece, è fatto di persone stanche, disilluse, che non accettano più di votare gli stessi responsabili del declino della città.
E allora la domanda vera diventa un’altra: come si recupera la società civile?
– La società civile si recupera non cercando nomi altisonanti, non candidando professionisti illustri o accademici che hanno sempre osservato la cosa pubblica da lontano, senza mai denunciare ciò che non funzionava.
– La novità non è il titolo di studio né la notorietà: la novità è la persona perbene, quella che si spende quotidianamente per la comunità senza aspettarsi nulla in cambio. Servono:
Ø lavoratori,
Ø piccoli professionisti,
Ø volontari,
Ø cittadini coerenti,
Ø persone che abbiano sofferto per anni senza mai rinunciare alle proprie idee”.
Di qui l’appello “Solo candidando figure vere, pulite, radicate nella città e lontane dai giochi di potere, sarà possibile riportare alle urne quella massa silenziosa che oggi si astiene.
Diversamente, Avellino continuerà ad essere governata dal solito 22% del “carrozzone”, mentre la maggioranza onesta resterà fuori, inascoltata e distante da una politica che non sente più come propria”



