“Il centrodestra in Campania come in Italia non è d’accordo su nulla. Sono giorni che si insultano senza essere in grado di trovare non solo un accordo su chi scegliere come candidato presidente, ma neppure sui criteri minimi per avviare una discussione. Noi dobbiamo approfittarne e imprimere al più presto un’accelerazione presentando coalizione, programma e nome del candidato. Appena finita la sfida dei referendum sul lavoro è quello campano il dossier da chiudere”. Lo dice il deputato e responsabile Sud della segreteria nazionale Pd, Marco Sarracino, in una intervista a Il Foglio. “Io penso che dal risultato delle elezioni in Campania invece partirà la riscossa della sinistra anche a livello nazionale – osserva l’esponente dem – altro che 20 anni di Meloni, il successo nella prima regione del Mezzogiorno sarà solo l’antipasto della vittoria nazionale. Ci sono tanti nomi che godono di prestigio rispetto alle cose che hanno fatto. Non sarà necessario inventarsi nulla. Faremo come abbiamo fatto a Napoli con la candidatura di Manfredi. Il Pd non deve certo fare da spettatore in Campania e non sarà da ostacolo a un accordo come vorrebbe chi dice che o si fa come dice lui o non si fa nulla”. “È evidente che l’ultimo consiglio dei ministri rileva l’ennesimo scambio sulla pelle delle istituzioni con una destra che esce abbastanza dilaniata. La Lega che si fa vendere la fontana di Trevi di una autonomia depotenziata – aggiunge Sarracino – che non vedrà mai la luce. E Meloni che si rende complice di una legge che aumenta divari e disuguaglianze e che non prevedendo risorse per i Lep contrasta con la Costituzione”.