E’ un appello a guardare ai temi concreti nella competizione elettorale alla Regione quello che lancia il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Sollecitato dalle domande del direttore Gianni Festa, rende omaggio all’impegno che porta avanti il Corriere, in occasione del convegno dedicato ai suoi 25 anni al Carcere Borbonico, “non mancava mai tra i giornali che comprava mio padre”, si sofferma sulla forte identità territoriale dell’Irpinia nel segno di cultura e tradizioni ma non nasconde l’amarezza per l’emergenza spopolamento con cui deve fare i conti come tutte le aree interne e per l’incapacità di una parte della politica di raccogliere le grandi sfide del presente. Ribadisce la propria disponibilità a partecipare a una condivisione strategica sui nodi del territorio. E sulla crisi della politica “I partiti ripercorrono sempre la società ed è chiaro che ad essere venute meno sono le grandi visioni, a partire da quella cristiana. Con la fine del cattolicesimo democratico, dell’ideologia socialista sono mancate le ragioni per stare insieme. Oggi ci sono altre famiglie politiche e nel caso del centrodestra parliamo di strutture ben consolidate, sono cambiati i contenitori e le ragioni di aggregazione, ma non è una condanna per le formazioni attuali. Il vero nodo è la scarsa partecipazione al voto dei cittadini. Se a votare è solo una percentuale minima vuol dire che in tanti non si riconoscono nell’attuale offerta politica. È lì che si gioca la partita”.
Ribadisce che non sarà lui il candidato alle Regionali “siamo ormai alla stretta finale”, spiega come, pur riconoscendo l’importanza del governo regionale “posso essere più utile alla mia terra come Ministro dell’Interno”. Auspica che la competizione elettorale si svolga sui temi concreti come quello dell’acqua, replica a Bonavitacola che, malgrado il sostegno della Regione dell’ultimo anno, il dato di fatto è che l’Irpinia continua a fare I conti con carenze e razionamento delle risorse idriche”. E sull’escalation di violenza in città “Questo tipo di fenomeni non sono neppure solo una caratteristica di questo territorio, si avverte, però, una maggiore capacità di reazione che in passato non esisteva. Non dobbiamo mai dimenticare che dopo il terremoto con l’arrivo dei fondi della ricostruzione abbiamo assistito alla penetrazione della camorra sul territorio”. E sul tema della violenza giovanile “E’ chiaro che non bastano repressione e controllo ma bisogna restituire dei punti di riferimento ai giovani. Penso al modello Caivano dove si è cercato di operare anche sul rilancio di territori degradati, offrendo ai giovani spazi dove incontrarsi e fare sport che potessero rappresentare un’alternativa alla malavita”.
Ribadisce come “il problema di questo territorio non è legato alla scarsità di risorse, molto dipende dalla capacità dei sindaci di attingere a questi fondi. Quello che manca è un coordinamento più vasto sulle progettualità dei territori perché molti comuni in Irpinia hanno dovuto rinunciare ai fondi del Pnrr per l’incapacità di tradurli in progetti concreti a causa della mancanza di personale o di difficoltà nel progettare. Ho sempre pensato che, a dispetto dei pregiudizi sull’autonomia differenziata, ci sia bisogno di più autonomia sui territori nei rapporti tra Stato, Regioni e Comuni. Di qui la necessità di un’assemblea territoriale strategica che favorisca la valorizzazione e il raccordo con le classi dirigenti locali, un confronto su progetti che possano invertire fenomeni come lo spopolamento, proprio come accaduto nel Trentino che era una terra dalla quale si andava via mentre oggi è rinata partendo dalla sua vocazione turistica”.
Ma c’è spazio anche per la passione del Ministro per l’Avellino calcio, il Bologna, la bici e per una riflessione su Gaza “Quello che accade è profondamente ingiusto ma bisogna immaginare una soluzione che possa ristabilire la pace e non consegnare questa controversia alle nuove generazioni. Io continuo a pensare che sia possibile la coesistenza tra i due Stati”.