Erika Picariello *
Anche quest’anno scolastico si apre con molte criticità nella nostra Regione, si tratta oramai di criticità cronicizzate che sono riferibili a scelte di riduzione della spesa pubblica costanti negli ultimi anni e che gravano ulteriormente sulle scuole per gli effetti del dimensionamento; sugli organici docenti e Ata, per effetto del blocco del turn over; sulla consistenza del precariato con un numero esorbitante pari, nella Regione, a quasi 150 mila aspiranti un contratto a fronte di meno del 30% degli effettivi contrattualizzati; con una disfunzionalità evidente dell’organico di sostegno dove, stimato il fabbisogno in circa 30mila unità, la metà di esse sono coperte da contratti a tempo indeterminato, su posti in organico di diritto, e l’altra metà sono contratti a tempo determinato, su posti in organico di fatto, docenti, cioè, che hanno ben superato i tre anni di contratto a tempo determinato e per i quali la via della stabilizzazione è sempre fuori dalla Campania.
Il dimensionamento, che riduce progressivamente ogni anno il numero di scuole ci consegna il disastro delle aree interne con scuole in reggenza da anni oramai a cui si aggiunge il fatto che in aree montane anche l’accentramento di più plessi in un unica unità amministrativa non ha consentito di avere risorse adeguate a garantirne la gestione. Se i plessi non sono scomparsi, per fortuna, si riduce però sempre più il numero di collaboratori scolastici perchè i parametri di calcolo andrebbero rivisti ora più che mai: soprattutto in aree montane ma spesso anche in città non si riesce a garantire la vigilanza in condizioni di sicurezza. Il rapporto tra punti di erogazione del servizio e le unità di collaboratori scolastici, a voler tener presente un’area montana come quella irpina, si traduce in un organico di diritto di 1131 unità e un organico di fatto di 200 unità. La somma di 1331 unità a fronte di 409 punti di erogazione del servizio consente di autorizzare non più di 3 unità a punto di erogazione senza che però a monte si tenga conto delle complessità delle strutture scolastiche; inoltre, all’assistenza di ogni minore disabile corrisponde meno di una unità di collaboratore scolastico a supporto. A questo impoverimento strutturale per il quale non c’è soluzione, basti pensare al documento strategico delle aree SNAI che certifica la volontà politica di desertificare il Mezzogiorno, corrisponde un impoverimento culturale di portata epocale della nostra scuola pubblica statale, un suo arretramento senza precedenti.
Le Indicazioni nazionali esattamente come la filiera tecnologico professionale del 4+2, il liceo del made in Italy disegnano una scuola subalterna al mondo del lavoro, lavoro non sempre di qualità come spesso capita in relazione tessuto produttivo del Mezzogiorno. Le nuove Indicazioni nazionali semplificano e impoveriscono le categorie di interpretazione del reale riducendo, ad esempio, la storia ad aneddotica e in genere definendo con parossistica prescrittività i contenuti delle discipline quasi a volerne delimitare accuratamente i confini: che la crescita non conduca all’autonomia ma all’obbedienza, nuova virtù. Noi pensiamo che, invece, “l’obbedienza non sia più una virtù” e quindi promuoviamo come FLC CGIL anche in Campania il Tavolo per la scuola democratica convocato per sostenere la mobilitazione del 18 ottobre a Roma. La FLC CGIL Campania sostiene la mobilitazione attraverso un primo momento di incontro il 22 settembre, a Napoli, mediante la convocazione di tutti gli organismi dirigenti provinciali e regionali, nell’Assemblea delle assemblee alla presenza della nostra Segretaria Nazionale, Gianna Fracassi, per poi procedere alla costituzione del tavolo interassociativo regionale e mettere in calendario una serie di incontri di sensibilizzazione che coinvolgano non solo il mondo della scuola ma soprattutto le realtà associative e ,attraverso esse, le famiglie. E’ necessario partire, visto lo stato di cose descritte nella nostra Regione, dall’attualità delle nuove Indicazioni nazionali anche per aprire una discussione complessiva sulla scuola e sulle sue necessità sempre più prive di risposte strutturali: questo è il nostro impegno verso il 18 ottobre che rappresenta un punto di partenza e non di arrivo.
*Flc Cgil Campania