Processo Aste Ok, nella giornata di oggi, presso il Tribunale di Avellino, in composizione collegiale presieduta dal presidente Roberto Melone, a latere Gilda Zarrella e Vincenza Cozzino, si è celebrata una nuova udienza dell’inchiesta condotta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino e il Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Napoli che hanno indagato su questo nuovo filone d’illeciti che vede protagonista il Clan Partenio. Ad aprire l’udienza una testimone che ha raccontato come la casa di famiglia,una villa fosse finita all’asta e acquistata dalla Lara immobiliare il 18 maggio del 2018.
La testimone ha dichiarato che il giorno prima dell’asta, intorno alle ore 16, Armando Aprile si presentò presso la sua abitazione dichiarando un nome diverso dal suo e sostenendo di essere un promotore finanziario. Le avrebbe mostrato un documento che anticipava la partecipazione all’asta per conto di un cliente e, a suo dire, lo scopo di quest’ultimo non era quello di andarci a vivere, ma di rivenderlo. Successivamente, chiesero loro se intendevano partecipare.”Questa cosa bisogna chiuderla ora!” – ha detto Aprile – “Non so a cosa si riferisse, ma non dobbiamo chiudere un bel niente; anche perché, a quel punto, per quell’immobile, è sopraggiunta anche una certa rassegnazione. Il testimone ha aggiunto che, in seguito, alcuni suoi familiari hanno incontrato più volte Livia Forte e Armando Aprile. L’obiettivo, ovviamente, era rientrare in possesso dell’immobile ma, il 18 maggio 2018, avvenne l’aggiudicazione dell’asta per circa 40mila euro: “Mia madre e mio padre hanno lasciato l’immobile nel dicembre 2018. Mia madre ha corrisposto un fitto di mille euro al mese a Livia Forte”. La testimone ha concluso che, tramite notaio, sua madre firmò anche una preliminare d’acquisto per rientrare in possesso dell’immobile, versando un acconto di 70mila euro. La cifra totale, tuttavia, ammontava a più di 120mila euro. Non fu possibile, comunque, completare il pagamento poiché il mutuo non andò a buon fine.
Il secondo testimone , un parente della testimone ascoltata prima ha confermato che, prima dell’asta relativa all’immobile perduto, c’erano stati delle visite da parte di Armando Aprile. Ha anche confermato la “visita” di Armando Aprile proprio il giorno prima dell’asta, durante la quale Aprile dichiarò: “Penso che voi vogliate rientrare in possesso dell’immobile. A noi non interessa abitarci, vogliamo rivenderlo”. Anche questo testimone ha ribadito la frase pronunciata da Aprile: “Meglio accordarsi prima che dopo!”. Il testmonei ha risposto alle domande del Pubblico Ministero concludendo che, dopo l’asta, ha appreso che – ad aggiudicarsi l’immobile – sono stati proprio Livia Forte e Armando Aprile. Il testimone, ancora, ha fatto eco alla precedente escussione, confermando l’accordo preliminare, l’acconto di circa 70mila euro e, infine, anche le “visite” di Livia Forte e Armando Aprile.
Il terzo testimone, analogamente agli altri, ha visto l’immobile di un familiare finire all’asta e successivamente aggiudicato da Armando Aprile e Livia Forte. Rispondendo alle domande dell’avvocato Roberto Saccomanno, difensore di Livia Forte, il teste ha raccontato dell’accordo stipulato con Forte e Aprile, il quale prevedeva il riacquisto dell’immobile. L’accordo, firmato nel 2019, era basato su un valore economico di 105mila euro. Alla fine, però, non sono più rientrati in possesso dell’immobile – stando a quanto si apprende – per questioni familiari private; nella fattispecie, le resistenze dello zio. La caparra versata, tuttavia, non è stata restituita ma, ancora oggi, gli esecutati vi si trovano all’interno.
La quarta testimonianza, ancora una volta, è stata quella del capitano della Guardia di Finanza. L’avvocato Claudio Botti, difensore di fiducia di Antonio Barone, ha dichiarato di non voler procedere al controesame del teste. Per il penalista, le decisioni del Pubblico Ministero, che hanno successivamente portato all’iscrizione nel registro degli indagati di altri nove soggetti, non sono state corrette e l’introduzione del capitano nel dibattimento, senza dubbio, esula dall’iniziale motivazione che ha portato il testimone a essere chiamato in causa da parte del PM. Il capitano, oggi, ha esposto il contenuto di alcune intercettazioni riguardanti i nuovi indagati, così come alcuni accertamenti che, in seguito, sono stati confrontati con quelli già in possesso. In particolare, il PM Woodcock, nelle sue domande, si è concentrato sulle presunte operazioni sospette legate alla società “Arca di Noè”, di cui sono soci Gianluca Formisano e Antonio Barone. Sono stati condotti accertamenti finanziari e il capitano ha dettagliato in aula tali transazionic che riguardavano l’Arca di Noè.
In aula, dalle parole del teste, è emersa ancora una volta la questione relativa alla violazione delle misure cautelari. Nello specifico, un incontro è avvenuto presso la residenza di una testimone nel 2021, è avvenuto alla presenza dell’Avvocato Carlo Taormina, Gianluca Formisano e altri due testimoniNel verbale, nella fattispecie, si sarebbe parlato di “chiacchierata”. L’Avvocato Rosaria Vietri, in sostituzione dell’Avvocato Carlo Taormina – assente in quel momento e successivamente sopraggiunto in aula – ha fatto opposizione affermando che, il Pm, non ha fatto altro che reiterare le domande delle precedenti udienze.
Il teste, con sicurezza, non ha lesinato nulla del contenuto delle intercettazioni e, in molte di esse, emerge una chiara volontà da parte di imputati e testimoni di confrontarsi con l’Avvocato Carlo Taormina.
“Io sono totalmente estraneo a questa informazione”, tuona in quel momento l’Avvocato Taormina, ascoltando le dichiarazioni del capitano. “Ho visto la testimoe solo una volta il 30 giugno 2021. L’avvocato cui fanno riferimento queste intercettazioni non sono io! Di tutto il resto non so nulla e non conosco queste persone. Non sono io la persona indicata”.
In seguito, però, a causa di una mancata precedente citazione dei suddetti atti, il contenuto delle ultime dichiarazioni non potrà essere utilizzato. Resta ovviamente all’interno del verbale di udienza odierno.
Gianluca Formisano, su invito del suo difensore, ha rilasciato dichiarazioni spontanee: “In più di un messaggio viene citato questo avvocato. Taormina ha incontrato la testimone Nardo solo nel 2021. Voglio ribadire che, la maggior parte delle volte che si parla di ‘avvocato’, io faccio riferimento ad un altro avvocato. Per quanto riguarda, invece, la mia presunta evasione per andare da mia sorella, ho cambiato la residenza dove ero in detenzione domiciliare. Non ho mai violato la misura cautelare quando mi trovavo in quel luogo. Il capitano ha letto messaggi parziali. L’unico contatto di Taormina con i testimoni è stato il 30 giugno 2021 e io non l’ho investito di nessun’altra ulteriore informazione relativa a quanto era accaduto dai carabinieri”.
Dopo è stato il turno di unaltrotestimone difeso di fiducia dall’avvocato Claudio Frongillo. De Nardo, indagato in procedimento connesso, si è avvalso della facoltà di non rispondere.