Cittadinanzattiva torna a denunciare le carenze del Pronto Soccorso dell’ospedale Moscati di Avellino. Lo fa con Angela Marcarelli, coordinatrice di Cittadinanzattiva Montefalcione Avellino Bassa Irpinia: “Interveniamo dopo le dichiarazioni rilasciate ieri al Mattino dal direttore generale del Moscati, relative alla criticità di accesso alle cure di emergenza urgenza presso il Pronto Soccorso attribuiscono interamente il sovraffollamento, anzi per la prima volta si parla di iper-afflusso, alla carenza di alternative all’ospedalizzazione sul territorio e all’invecchiamento della popolazione irpina. Esclude qualsiasi responsabilità organizzativa interna dell’Azienda Ospedaliera e informa di iniziative intraprese e da implementare proiettate ad assistere gli anziani e fragili con l’apertura di ambulatori alla sede di Solofra oppure a domicilio con la telemedicina. Motiva questa iniziativa che, a nostro avviso, si discosta dalla missione di un ospedale Dea di II livello, evidenziando ancora una volta le carenze organizzative del territorio che portano molto frequentemente l’anziano, anche senza un problema acuto, a ricorrere all’osservazione in Pronto Soccorso”.
IL PROBLEMA DEI PAZIENTI CHE RESTANO IN PRONTO SOCCORSO ANCHE DOPO LA FASE ACUTA
“Ci preoccupa – continua Marcarelli – ancora di più quest’ultimo assunto laddove si afferma che un anziano possa afferire al Pronto Soccorso pure senza un problema acuto oppure come può accadere ed accade che prolunghi la propria degenza in modo improprio anche dopo essere stato soddisfatto nella risoluzione della fase acuta che impone a una organizzazione interna, efficiente, una immediata dimissione anche se protetta e quindi il trasferimento a domicilio piuttosto che in Rsa o altra struttura idonea del territorio rispettivamente per la cura e l’assistenza di mantenimento nelle migliori condizioni di salute possibili del paziente. In buona sostanza l’anziano anche se ricoverato, a nostro avviso, superato la crisi acuta deve essere immediatamente dimesso senza accampare o tollerare scuse garantendo l’assistenza ottimale ad altri pazienti nella loro fase acuta e non possono sostare per giorni ammassati nell’area di emergenza del Pronto Soccorso in una condizione in cui non è nemmeno assicurata la dignità della persona”.
“Si evidenzia che ogni iniziativa finora pure tentata dalla struttura organizzativa dell’azienda non ha sortito alcun effetto sul sovraffollamento ora declinato come iper-afflusso. Pertanto sarebbe auspicabile ricondurre ogni attività organizzativa interna prioritariamente ad affrontare, in modo diretto e non per supposte ricadute di sporadiche attività sul territorio, le acuzie e soprattutto le cure di emergenza urgenza che ora non risultano essere appropriatamente soddisfatte”.