Solo il 44% degli alunni di 15 anni del Mezzogiorno evidenzia competenze di base di matematica. Ma il calo si registra anche nel Nord-Ovest e nel Centro. Come si legge nel rapporto, il 55% degli studenti e delle studentesse (+1 punto rispetto al 2022 e 7 rispetto al 2019) raggiunge almeno il livello base in matematica. Il divario nei risultati tra Centro-Nord e Mezzogiorno si riduce di qualche punto poiché solo le due macro-aree meridionali migliorano leggermente rispetto al 2023. La quota di allievi e allieve che raggiungono almeno il livello 3 diminuisce ulteriormente al Sud rispetto alle medie, passando dal 48% al 44%. Mentre in italiano quest’anno il 62% degli studenti e delle studentesse raggiunge almeno il livello base (-1 punto rispetto al 2023; -4 rispetto al 2022 e -8 rispetto al 2019).
Il rapporto Invalsi 2024 riscontra, in seconda elementare, una piccola inversione di tendenza dei risultati in matematica con un lieve miglioramento in questa materia che, se confermato anche nei prossimi anni, potrebbe portare a una vera ripresa. È in crescita, rispetto al 2023, la percentuale di studenti e studentesse che raggiunge almeno il livello base in matematica: circa il 67%. Nel 2023 era il 64% e nel 2022 il 71%. Risultati meno soddisfacenti in italiano. Dal 2022 continua a diminuire la quota di alunni che raggiungono almeno la fascia base in questa materia: si tratta del 67%. Nel 2023 il valore si attestava al 69%, nel 2022 al 73%. Per quel che riguarda la quinta elementare, iIn Italiano circa il 75% (era il 74% nel 2023 e l’80% nel 2022) raggiunge almeno il livello base; in Matematica circa il 68% (era il 63% nel 2023 e il 66% nel 2022); in Inglese-Reading il 95% (era l’87% nel 2023, il 94% nel 2022); in Inglese-Listening l’86% (era l’81% nel 2023 e l’85% nel 2022).
Risultati in miglioramento per le superiori. In italiano il 56% degli alunni raggiunge almeno la sufficienza (+5 punti rispetto al 2023, +4 punti rispetto al 2022). Il divario massimo tra Nord e Sud scende dai 23 punti del 2023 ai 21 punti del 2024. In matematica sembra esserci un leggero miglioramento con il passaggio al 52% (dopo tre rilevazioni stabili al 50%) della quota di allievi con le competenze base. Il divario massimo tra Nord e Sud scende dai 31 punti del 2023 ai 27 punti del 2024, ancora molto ampio, ma comunque in miglioramento. In inglese, il 60% di studenti e studentesse raggiunge i traguardi (B2 per l’istruzione tecnica e liceale e il B1+ per quella professionale) nella prova di Reading (+4 punti percentuali rispetto al 2023) e il 45% in quella di Listening (+3 punti percentuale rispetto al 2023). Per quanto riguarda la seconda tipologia di prova, la differenza della quota di allievi che raggiunge i traguardi prescritti è di 31 punti percentuali tra il Nord e il Mezzogiorno.
Cinque anni fa, invece, la dispersione si attestava al 7,5%; poi è salita al 9,8% nel 2021, anche a causa di lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza. È passata al 9,7% nel 2022 e poi ha raggiunto l’8,7% nel 2023. Come riferisce il rapporto, a inizio secolo la dispersione era di oltre il 25%. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, si dice soddisfatto, parlando di risultati che attestano “un importante miglioramento sin dalla scuola primaria. Questi segnali di miglioramento vengono per alcuni temi particolarmente delicati che ci hanno visto sempre in fondo alle classifiche internazionali e vedono l’inizio di una svolta”.
Un dibattito, quello sull’Invalsi, che continua a dividere. Per la Flc Cgil “il rapporto fa emergere una situazione ancora di forte criticità e l’inadeguatezza di scelte politiche che hanno il sapore dello spot e della propaganda, con risultati assolutamente discutibili dal punto di vista della qualificazione dei processi di insegnamento-apprendimento. Servono piuttosto investimenti strutturali e una visione di prospettiva che rimetta l’istruzione pubblica al centro dell’agenda politica, a partire dall’estensione dell’obbligo scolastico fin dall’infanzia, dall’aumento del tempo scuola, dalla valorizzazione del personale, a cui va riconosciuto di aver resistito con generosa professionalità, nel corso degli anni, ai reiterati tentativi di destrutturazione del sistema scolastico. Fermo restando che la FLC CGIL ha sempre e ripetutamente manifestato dubbi rispetto a un sistema di valutazione interamente costruito su prove standardizzate, strutturate su base censuaria e animate da un intento solo classificatorio, privo di una cornice pedagogica, dai dati presentati emerge l’immagine di un Paese afflitto da profonde disuguaglianze sociali e territoriali che l’autonomia differenziata, unitamente a riforme di settore che vanno nella direzione di una scuola classista e selettiva, non potrà che aggravare”.
Tante le reazioni sui social, come quella di Luca Sessa “In un paragrafo finale e nascosto di uno studio BdI si vede come ogni differenza negli esiti INVALSI risulti imputabile alle condizioni correnti e prospettiche dell’economia locale, eppure continuano a essere usati non come strumento per politiche correttive, di ordine generale o specifico, bensì a fini classificatori nord-sud, e arriveranno a certificare l’inferiorità dello studente medio sud-italiano (“ma non è genetica, no no no…”)”