“Restituire alla figura di John Florio, autore troppo a lungo dimenticato, il ruolo che gli compete nella storia della letteratura “. E’ l’idea da cui nasce “Resolute” di Marianna Iannaccone, presentato ieri pomeriggio al Circolo della stampa in un confronto con il docente Nunzio Cignarella e il giornalista Generoso Picone. “E’ uno degli autori – spiega Iannaccone – che ha traghettato il Rinascimento italiano in Inghilterra, ha avuto un ruolo cruciale nella stesura delle opere shakespeariane eppure John Florio non viene quasi mai menzionato nei libri di letteratura inglese. L’impressione è che si faccia fatica ad ammettere che un autore non completamente inglese abbia influenzato a tal punto un maestro del calibro di Shakespeare”
Ricorda come “Florio iniziò presto a collaborare con le compagnie teatrali londinesi, ancor prima che Shakespeare mettesse piede nella capitale inglese. Non possiamo, poi, dimenticare che in quegli anni il teatro si nutriva di collaborazioni per rispondere alla forte richiesta di opere teatrali. Il teatro era un vero e proprio business, nè esisteva il diritto d’autore. Era quasi inevitabile che gli autori collaborassero nella stesura dei testi o che si riprendessero opere o storie già scritte per poi rielaborarle. E’ quello che fa molto spesso lo stesso Shakespeare. Nel romanzo cerco di portare alla luce questa verità, che ancora oggi appare scomoda agli studiosi shakespeariani. Appare loro inaccettabile che alla creazione di opere teatrali immortali abbiano collaborato due autori italiani. Non è un caso la scelta di quello pseudonimo ‘Resolute’ scelto per firmare le proprie opere, consapevole dell’ostilità da parte della comunità inglese ma deciso ad andare avanti nella sua missione di offrire un contributo al teatro inglese”.
“Il riferimento – sottolinea Iannaccone – è alla prima commedia di Shakespeare, Pene d’amor perdute, in cui evidente è l’influenza di John Florio e di Giordano Bruno. La commedia, infatti, richiama con forza lo stile delle opere di Florio e ricalca la trama del Candelaio di Bruno, scritto in dialetto partenopeo, a cui difficilmente Shakespeare avrebbe avuto accesso senza la mediazione di Florio. Nel romanzo narro proprio gli anni in cui John Florio e Giordano Bruno vissero insieme a Londra, presso l’ambasciata francese”
E’ l’autrice a ricordare come “essere italiani a Londra non era facile in quel tempo. Sebbene la letteratura italiana fosse molto apprezzata a corte, tra il popolo serpeggiava un diffuso sentimento di ostilità verso gli italiani, come, del resto, nei confronti di tutti gli stranieri. L’ambasciata francese, presso la quale risiedevano Florio e Bruno, fu attaccata e distrutta, proprio perché ospitava due italiani: Giordano Bruno, che era stato contestato all’università di Oxford per le sue teorie rivoluzionarie, considerate allora eretiche, e John Florio, autore che scriveva per il teatro. Mentre agli italiani era concesso solo di insegnare italiano o lavorare come traduttori. Ecco perchè Florio e Bruno sono stati due eretici e ribelli, capaci di portare avanti le proprie idee malgrado i tanti ostacoli”
Iannaccone sottolinea come ” a condizionare negativamente il giudizio su Florio sia stata proprio la descrizione negativa che consegna Shakespeare, per il quale Florio è un pedante o uno sciocco. Mentre è impossibile ignorare tutte le fonti italiane utilizzate da Shakespeare per comporre opere come Romeo e Giuliettao I due gentiluomini di Verpna. Molte di queste fonti italiane non erano ancora state tradotte in inglese mentre erano accessibili attraverso il lavoro di John Florio. È grazie a lui che Shakespeare ha potuto attingere alla straordinaria ricchezza del nostro Rinascimento italiano. Con il romanzo pongo l’accento sull’importanza che la letteratura italiana e il Rinascimento hanno avuto nello sviluppo del teatro shakespeariano”
E’ Cignarella a soffermarsi sulla forza di un romanzo che consente al pubblico dei lettori di riscoprire una figura come quella di John Florio, che aveva ricevuto dal padre un’istruzione di buon livello, autore del primo vocabolario di italiano e inglese, traduttore dei saggi di Montaigne, capace di inserirsi nell’alta società londinese, ispiratore di personaggi shakespeariani e sulla capacità dell’autrice di costruire intorno alla sua figura e a quella di Giordano Bruno una trama avvincente tra manoscritti rubati e ricerca della verità, lasciando la strada aperta a un seguito. Generoso Picone si sofferma sull’equilibrio tra finzione e capacità documentaria che caratterizza il romanzo “E’ un thriller che si muove su uno scenario storico. Riprende il topos letterario legato al mito di Shakespeare e alla sua vera identità ma si può leggere anche su un altro livello, quello del dialogo tra i diversi piani temporali attraverso incursioni nel corso del quale diventa possibile anche riappropriarsi di manoscritti del passato. Ad emergere con forza la categoria interpretativa del complotto sbandierata da una filologa, nel segno dell’intreccio tra scienza e arte. L’autrice stravolge il rapporto spazio-tempo e si interroga su cosa succederebbe se mettessimo mano alla storia. Inevitabile il riferimento a modelli come ‘Il nome della rosa’ e all’ ‘Isola del giorno dopo’ di Eco. Un libro che ci ricorda il valore della parola scritta, capace di rivelare l’invisibile e della letteratura come strumento per comprendere il reale”. Infine, è l’autrice ad annunciare il progetto di uno spettacolo teatrale tratto dal suo libro in collaborazione con il San Carluccio di Napoli.

