“Andare al di là delle sterile dicotomia Nord Sud, per esplorare l’Italia fragile”. E’ l’idea di letteratura che guida Sandro Abruzzese, scrittore originario di Grottaminarda, trasferitosi da tempo a Ferrara, dove insegna in un istituto superiore. Sarà lui a raccontarsi domani pomeriggio, alle 17.30, nella Biblioteca provinciale di Avellino, nella rassegna “Conversazioni in Irpinia” curata da Emilia Cirillo e Franco Festa
“Da oltre venti anni – prosegue Abruzzese – vivo tra Veneto ed Emilia Romagna, dapprima Verona, poi Ferrara, ma conservo un legame forte con la mia terra di origine. Dovunque vado, porto con me questo mio modo di essere, che è comunque espressione di un’Italia minore, contadina. I miei nonni vengono dalla terra. Quando scrivo, parto sempre da una prospettiva che si contrappone a quella urbana, porto sempre uno sguardo estraneo a quello del mainstream. Da ‘Mezzogiorno padano” a ‘Casa per casa’ racconto come sia più giusto parlare di centro e periferia che di Nord e Sud. I paesi alpini del delta hanno le stesse problematiche dei piccoli centri d’Irpinia, che non sono certo le stesse di città come Napoli e Salerno. C’è una forte disuguaglianza all’interno dello stesso Sud. Ecco perchè vado in giro nei luoghi esplorati da Bassani e Celati e porto questo sguardo da terrone migrante”.
Spiega come la mia “è un’idea di letteratura abbastanza artigiana, che nasce da un’urgenza e non certo dal desiderio di vendere libri e avere successo. Ho cominciato per il grande smarrimento scaturito dall’emigrazione a cu non riuscivo a dare risposte, mentre lo scrivere leniva ferite, creava relazioni nuove, mi aiutava a non perdere il legame con la mia terra. Penso alla rassegna a cui parteciperò ad Avellino, ad altre occasioni di incontri di confronto. E’ una lettura che va al delle dicotomie più sterili, per comprendere che ogni territorio, da quello dell’Irpinia a quello della pianura padana, è frutto di una situazione complessa stratificata. E’ uno sguardo che si interroga sul rapporto tra letteraura e società”
E sul concetto di “Restanza” “Da Roland Barthes ho imparato che ogni espressione significa sempre qualcosa. Allo stesso modo l’esigenza di questo termine, coniato da Vito Teti, curatore delle collane con cui ho pubblicato i miei ultimi libri ‘Casa per casa’ e ‘Niente da vedere” è il segno che è in atto una crisi a livello demografico, di valori e di senso nei piccoli paesi. Le nostre comunità sono scisse, ferite, hanno bisogno di pensarsi per quello che sono, dei doppi che abbracciano chi sta dentro e chi sta fuori, che generano frutti molteplici, comunità le cui ferite sono più difficili da risanare perchè non c’è un ricambio demografico. Si può pensare ai luoghi in maniera mobile e plurale, senza scaricare la propria rabbia su chi ha scelto altre strade, senza bisogno di escludere chi è partito se il legame con l’Irpinia è rimasto forte. La mia è stata un’emigrazione di tipo culturale, sono andato via cercando un posto lontano da quellla cappa politica asfissiante che c’era in Irpinia. Non sono solo motivi economici e sociali a determinare la scelta di restare in un luogo. C’è chi depreda i territori e crea emigrazione di tipo culturale. La vecchia classe dirigente ha determinato un feroce tribalismo, la qualità dell’industria, lo sviluppo economico ed occupazionale che pure hanno favorito si sono accompagnati a una logica distruttiva da divisione feudale, che tendeva a radere al suolo tutto ciò che non veniva dalla maggioranza al potere. E’ una mentalità che ancora ci perseguita. E’ interessante capire, ad esempio, come i giovani percepiscano questa storia, la necessità di sottostare a qualcuno per avere qualcosa in cambio. Un paradosso che si affianca a quello di borghesia meridionale che finanzia le città del centronord, mandando i loro figli a studiare lontano dall’Irpinia”.
Eppure i segnali positivi di una possibile rinascita ci sono. Ne è sicuro Abruzzese “La crescita è stata più lenta ma inesorabile, ne sono la prova rassegne consolidate come l’Ariano Folfk Festival o lo Sponz, esperienze di successo di imprenditoria privata. Una crescita favorita anche dall’accesso al sapere e alle relazioni garantito dal web. Ma il dato che emerge è che i privati, le associazioni, le piccole aziende siano più avanti delle istituzioni, non riesco a rilevare quello stesso livello di crescita nella progettualità delle istutuzioni. Mentre ci sono giovani che hanno aperto aziende agrituristiche di qualità, che hanno investito sulle eccellenze locali”. Ricorda l’amico Domenico Carrara, prematuramente scomparso ” uno scrittore di talento, portato via da un tragico destino, un bicchiere di cristallo in mezzo alle rocce che non ha avuto il tempo di dare tutto ciò che poteva”
Quanto ai nuovi progetti: “Insieme a Wu Ming 1 e al collettivo che lo affianca stiamo portando avanti una riflessione, attraverso occasioni di confronto, sull’impatto del cambiamento climatico sui territori, a partire dal mare che avanza inesorabile. La nostra è una visione prospettica che parte dall’Italia fragile, per decodificare l’Italia in maniera più completa, senza ricadere nel pittoresco, cercando di capire i disagi con cui devono fare i conti alcuni territori periferici del Nord e del Sud, l’isolamento, la mancanza di saperi, di ricambio politico e dunque lo svantaggio che li accompagna”