Ha fatto il pieno dei voti nelle recenti elezioni regionali e ora, a fasi alterne, impone la dittatura in tempo di Covid-19. Vincenzo De Luca, governatore della Campania, appare disperato. I suoi sermoni contro tutti veleggiano tra il macchiettismo e l’arroganza. Non solo. Dice e si smentisce a seconda dei colori: giallo, arancione o rosso. Intanto non nomina un responsabile alla Sanità che tiene stretta sotto il suo controllo. Si conferma un uomo solo al comando. In quasi tutto il Paese, le scuole dell’infanzia e le elementari svolgono le loro lezioni in presenza. In Campania, invece, per suo volere sono chiuse. Come se i contagi fossero localizzati solo tra i banchi e non invece nei bus affollati, nei treni della metropolitana o in altri mezzi della mobilità campana. Eppure c’era tutto il tempo per attivare l’ex Iveco di Grottaminarda i cui autobus stazionano nel parcheggio antistante lo stabilimento. E’ più facile fare accordi con le aziende private dei trasporti. Il suo sguardo comincia a Salerno (la Regione è affollata nei posti chiave di collaboratori e consulenti provenienti dalla città della quale è stato sindaco) e finisce tra Napoli e Caserta. E le zone interne? Solo qualche spicciolo clientelare. In Irpinia, ad esempio, ci sono tre ospedali (Maffucci, ex Moscati di viale Italia e parte del presidio di Monteforte) che gridano vendetta. Sono vuoti: la Regione tace, mentre il sindaco della città, prima autorità sanitaria sul territorio, appronta convenzioni con gli alberghi cittadini per l’accoglienza dei positivi. Un regalo lo ha fatto: l’estensione della ”zona rossa” all’Irpinia e al Sannio. Come a dire: “Muoia Sansone con tutti i filistei”. Reagisce con fermezza Clemente Mastella, punta i piedi il sindaco di Avellino, Gianluca Festa. A De Luca arrivano i lamenti. E’ lui che comanda. Fanno bene il premier Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, rispondendo alle accuse contro il governo, a chiedergli conto del suo operato per affrontare l’emergenza in tutti questi mesi tra la prima fase e l’avvio della seconda. Probabilmente era impegnato a raccogliere i consensi per la sua riconferma.
di Gianni Festa