Il tribunale del Riesame di Napoli scarcera Valentino D’Angelo, ventisei anni, ritenuto dagli inquirenti il braccio destro di suo zio, il ras della droga Americo Marrone e coinvolto nel blitz di Antimafia e Squadra Mobile che ha sgominato il gruppo guidato proprio dal pregiudicato di Altavilla Irpina. A deciderlo i giudici della X Sezione del Tribunale del Riesame di Napoli, dove è arrivata la decisione della Sesta Sezione Penale della Cassazione hanno accolto il ricorso presentato dalla difesa dell’indagato, rappresentata dal penalista Gaetano Aufiero, che ha sollevato l’eccezione della “contestazione a catena” nei confronti di D’Angelo. Quest’ultimo nel 2023 era già stato arrestato e condannato nell’ambito di un procedimento analogo a quello per il quale è finito in carcere lo scorso aprile. Una questione che i giudici del tribunale del Riesame aveva respinto considerandola infondata.
Di diverso avviso i giudici della Corte di Cassazione che l’hanno ritenuto fondata e dunque hanno annullato l’ordinanza del tribunale del riesame di Napoli rispedendo gli atti nuovamente davanti ai giudici del Tribunale della Libertà in diversa composizione che oggi hanno rimesso in libertà il nipote del narcotrafficante. Gli inquirenti contestano a Marrone e altre quattro persone, tra cui sua moglie e il nipote Valentino D’Angelo, di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla detenzione e spaccio di sostanze stupefacente.
Rimangono tuttavia in piedi le contestazioni mosse dalla Procura Distrettuale Antimafia di Napoli, che ipotizza l’esistenza di un’organizzazione dedita al traffico di cocaina, hashish e marijuana.
Gli inquirenti, tra cui i pubblici ministeri Woodcock e Iglio, ritengono che il gruppo abbia operato con ramificazioni tra la Valle Caudina, il Vallo di Lauro e Avellino.Durante una delle perquisizioni eseguite nell’ambito delle indagini, gli investigatori hanno rinvenuto una somma di 252 mila euro in contanti, nascosta dietro un frigorifero nell’abitazione di Americo Marrone.Secondo gli accertamenti, questa circostanza sarebbe indicativa, per gli organi inquirenti, di una disponibilità economica di rilievo all’interno dell’associazione oggetto di indagine.



