Per Giovanni Mazzola, candidato alle ultime amministrative di Monteforte Irpino, cade l’aggravante di aver agevolato due clan camorristici nelle scommesse illecite gestite dai clan Russo e Licciardi. A deciderlo ì i giudici della Decima Sezione del Tribunale del Riesame di Napoli, accogliendo parzialmente l’istanza di annullamento della misura cautelare firmata dal Gip del Tribunale di Napoli Isabella Iaselli ed eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna (indagini coordinate dalla Dda di Napoli, i pm Henry Jhon Woodcock e Vincenzo Toscano) nei confronti di quarantaquattro presunti esponenti del clan Russo di Nola, presentata dai difensori di Mazzola, i penalisti Gaetano Aufiero e Luca Pellecchia.
Mazzola era accusato di far parte di un segmento associativo dedito all’ esercizio abusivo di giochi e scommesse, che sarebbe stato gestito dal clan Russo in accordo con esponenti del clan Licciardi. Il sistema, attivo nel territorio nolano, avrebbe utilizzato agenzie e sub-agenzie, raccogliendo clandestinamente scommesse sportive e gestendo giochi on-line con denaro tramite la creazione di siti clandestini. Per questo motivo era finito ai domiciliari. Nella stessa udienza i giudici del Riesame hanno anche deciso di annullare la misura cautelare per Rosina Lombardi, moglie di uno dei presunti capi del sodalizio, Antonio Russo, che invece resta in carcere. Anche i due indagati erano difesi dal penalista Gaetano Aufiero.



