Il sud continua a sprofondare. E con esso la Campania. A Napoli chiude un’altra fabbrica: la Whirpool, che dava lavoro a 400 operai e altrettanti nell’indotto e produceva utili. Fa seguito alle moltissime altre, a cominciare dall’Ilva di Bagnoli e alle molte altre anche nella nostra Irpinia.
E’ tutta colpa di una globalizzazione selvaggia che detta le leggi e regola i mercati e che gli Stati e l’Europa non hanno saputo governare o, per quanto ci riguarda più da vicino, noi al sud ci aggiungiamo del nostro? Le delocazioni sono frutto del cinismo e della sete di guadagno senza limite che le multinazionali perseguono senza alcun rispetto dei lavoratori e dei loro diritti. Gli effetti della globalizzazione sulle persone sono stati analizzati con pessimistica previsione già dai primi anni duemila. Fondamentale è il saggio del sociologo Bauman: “Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone” edito da Laterza nel 2001. I lavoratori non contano nulla, sono merce: non hanno diritti né possono farsi sentire.
Al sud le cose vanno anche peggio per la scarsità delle risorse produttive e delle infrastrutture e per le responsabilità ataviche di una classe politica clientelare e assistenzialistica che, spesso, fa della professione politica l’unico mezzo per il proprio sostentamento. Una classe politica inefficiente, spesso collusa con l’affarismo del peggior tipo, incolta e incapace di risolvere anche i più semplici problemi quotidiani; che non ha nessuna strategia di prospettive e di sviluppo e non sa usare le risorse che abbiamo a disposizione, che non sono poche. Ministri incompetenti alla Di Maio (che avrebbe dovuto gestire la crisi Whirpool!) che finisce per essere promosso agli Affari esteri anche se non conosce le lingue, ignora la geografia e l’uso dei congiuntivi. I governi che si sono succeduti negli ultimi vent’anni non hanno avuto nessun strategia industriale, non hanno adeguato il Welfare alle nuove esigenze, hanno messo fuori gioco i sindacati. Hanno fatto solo populismo e demagogia (che, purtroppo continuano a fare!) facendo regredire l’Italia, che pur era tra le prime sette potenze del mondo, a fanalino di coda dell’Europa. Il Sud, poi, dopo secoli di “questione meridionale” (scomparsa dall’agenda politica), ha visto allontanarsi il centro/nord costituendo, di fatto, un’Italia di serie B.
Con la istituzione delle Regioni, poi, le cose sono peggiorate perché alle colpe della politica nazionale si sono aggiunte quelle della politica regionale. Che ragione ha di vantarsi il governatore De Luca, che reclama la stessa autonomia richiesta da Zaia, e Fontana, se sta fallendo così platealmente come il suo predecessore Bassolino, anche se sono stati ambedue buoni sindaci?
Due soli problemi per spiegare lo stato di inefficienza della politica locale: i rifiuti urbani e i fondi europei. I primi stanno ancora lì, in tanta parte del territorio, deturpandolo dopo averlo inquinato in maniera irreversibile. Con la chiusura, per manutenzione, dell’inceneritore di Acerra è tornata l’emergenza. Il piano regionale per portare fuori regione i milioni di eco (?) balle, pur finanziato, è al palo. Delle strutture di lavorazione e riciclo, che avrebbe dato lavoro a tanti disoccupati e creato sviluppo, non è stata costruita neanche una e si continuano a spendere milioni di euro per il trasporto fuori regione e pagare le multe europee.
I Fondi europei sono largamente inutilizzati e si dovranno presto restituire. Non vi è uno straccio di politica per l’agricoltura, che pure renderebbe in termini di occupazione e sviluppo, né sul turismo. Solo burocrazia su burocrazia, scanso di responsabilità, incapacità decisionale, estemporaneità e demagogia. Un esempio per tutti: il ponte di Parolise, che si sarebbe dovuto completare in un anno (in Giappone avrebbero impiegato un mese!) è ancora li e non è sicuro che in due anni si completerà.
Per il resto le cifre parlano chiaro: Il PIL del sud è il 55% di quello del Centro/Nord, la povertà colpisce il 10% delle famiglie: il doppio, la disoccupazione è al 18,4%, undici punti in più, quella dei giovani il 33,8%, diciannove punti in più. Nel sud la popolazione diminuirà, nei prossimi anni, di circa 2 milioni mentre quella del Centro/Nord rimane, più o meno, invariata. Neanche il flusso migratorio compensa il saldo naturale (nascite/morti). I giovani continuano ad emigrare e i vecchi a morire e i paesi si spopolano. Tutta colpa del governo ladro?
di Nino Lanzetta