AVELLINO- «Una sentenza che sana una ferita per Avellino e la Campania». E’ così che il professore Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute di Filadelfia, che ha collaborato con la Procura di Avellino in numerose attività sull’ambiente e nell’inchiesta Isochimica ha anche rivestito il ruolo di consulente tecnico d’ufficio ha commentato il verdetto del Tribunale Collegiale emesso venerdì pomeriggio a distanza di 36 anni dalla prima denuncia.
Prof. Giordano anche a migliaia di chilometri avrà appreso sicuramente della sentenza sull’Isochimica, lei è stato tra i consulenti della Procura contro la contaminazione da amianto e sui rischi ambientali: è soddisfatto di questo verdetto? «Indubbiamente. Una sentenza che sana in parte una ” vulnus” per tutto il territorio irpino e campano, a dimostrazione che l’esposizione all’amianto causa patologie gravi e di interventi che sono arrivati troppo tardi e dopo che ci sono stati dei morti, oltre che delle ripercussioni per la salute dei tanti operai che stavano svolgendo il loro lavoro in condizioni di alto rischio e senza presidi».
Non è semplice dimostrare il cosiddetto ” nesso di causalità” e non è stato accertato che metà degli imputati abbiano avuto responsabilità nel disastro ambientale, ma anche a distanza quell’amianto è pericoloso? Nel mio libro ” Monnezza di Stato”, scritto a quattro mani con l’ottimo Paolo Chiariello, giornalista che ha condotto con passione la parte dell’inchiesta contenuta nel libro, questo problema è trattato diffusamente. Abbiamo infatti denunciato l’esistenza “dell’affare rifiuti” e le sue tragiche conseguenze, i danni incalcolabili provocati sia dall’esposizione all’amianto che dallo sversamento di rifiuti tossici prodotti da imprenditori senza scrupoli , smaltiti dalla camorra con la connivenza di politici corrotti. Una catastrofe ambientale senza precedenti. Abbiamo provato a spiegare insieme, un giornalista e uno scienziato, e ripercorso le vicende giudiziarie e analizzato dati scientifici relativi “all’aumento delle patologie tumorali e delle malformazioni congenite” dovute all’esposizione a questi insulti ambientali. Nel libro è chiaramente spiegato che “la storia della ricerca del nesso di casualità” è l’alibi di chi ha inteso negare, finchè ha potuto, dignità a questi studi e ai morti e alle loro famiglie e insabbiare per quanto è possibile se non addirittura minimizzare i fatti e i dati provenienti dai territori di quella che abbiamo definito ” Terra dei fuochi” e del territorio Irpino e di altri territori su tutto il suolo nazionale. Certo che l’esposizione all’amianto è pericolosa, e lo resta per gli anni a venire, è necessaria una bonifica dei territori, tempestiva, seria ed affidata a ditte che non abbiano legami con la malavita che di questo disastro è responsabile. Alla ricerca del nesso di causalità noi abbiamo contrapposto i dati dei registri dei tumori relativi a quei territori e i dati dei ricoveri per neoplasie e si riscontrano inequivocabilmente legami tra le patologie gravi e quel tipo di insulto ambientale. Per quanto riguarda il Processo contro i responsabili dell’ex Isochimica di Avellino, ha visto condanne ed assoluzioni, laddove non se ne siano ravvisate responsabilità, è giusto anche che si sia arrivati alle assoluzioni, la magistratura ha indagato e fatto il suo corso.
Quanto si dovrà ancora fare per le bonifiche in Campania ed in Irpinia? «La necessità di attivare interventi di bonifica e ripristino ambientale è palese. Esistono piani di bonifica a livello regionale, ma bisogna chiaramente fare di più, sbloccare fondi, investirli nella conversione energetica, continuare con il monitoraggio del territorio, ed arrivare a far crescere una coscienza ambientale che sia il motore di conduzione degli imprenditori di nuova generazione : occorre in futuro intervenire sul territorio e sulle nuove imprese prescindendo dalla logica della bonifica, arrivare ” prima del disastro, prevenirlo”, come ci piace dire ” bonificare i comportamenti, il modo di agire, le scelte politiche, aziendali e quotidiane».
C’è ancora l’emergenza Covid e in questi giorni c’è un calo di vaccinazioni : quanto è importante vaccinarsi? «La Pandemia da virus SarsCov2 ha impattato negativamente a tutti i livelli, a partire dal nostro quotidiano fino ad arrivare alle conseguenze di carattere economico, psicologico, neurologico. In questi ultimi due anni senz’altro l’immunità diffusa per le guarigioni insieme alla campagna di vaccinazione condotta ci ha aiutati ad uscire da quella che è stata l’ emergenza in termini di allarme sociale e sanitario, persiste ancora l’allerta riguardo alle mutazioni e al comportamento del virus e alla sua circolazione, ma notiamo già in questi ultime settimane che la curva tende verso il basso, anche se il picco ci ha messi a dura prova. I vaccini hanno rappresentato un’arma potente ad arginare i danni maggiori in termini di vite umane, tuttavia, va detto, che parlando di quarte dosi, fatti salvi gli immunodepressi e i fragili, una iperstimolazione del sistema immunitario va evitata, ed è questa la tendenza di gran parte del mondo scientifico. Per quanto riguarda Omicron , una specificità rispetto alla ricombinazione del vaccino per adattarlo a questa variante non è ritenuta necessaria, nel prossimo futuro vedremo come regolarci. I vaccini esistenti proteggono da forme gravi anche coloro che sono contagiati dalla variante Omicron.
Pensa che sia necessaria una quarta dose? «Come dicevamo, la tendenza del mondo scientifico, di una gran parte di esso, ritiene ” una iperstimolazione del sistema immunitario” eccessiva e dannosa. Le dosi di vaccino somministrate coprono da forme gravi anche coloro che sono stati contagiati da Omicron, pertanto salvo i casi di individui immunodepressi o fragili, a cui è tuttavia consigliata una quarta dose, considerando l’andamento della curva in questo momento, non è necessario estenderla a tutti. Per il futuro è difficile fare pronostici, bisogna basarsi sui dati che abbiamo al momento, tuttavia resta come le dicevo, da scongiurare una iperstimolazione del sistema immunitario poiché si rischia di “comprometterne il buon funzionamento».