Rischiano il processo i cinque indagati, tre dei quali donne (legate da una parentela diretta ad un boss della zona) coinvolte nel blitz di Procura e Squadra Mobile che a dicembre aveva portato a sgominare una piazza di spaccio attiva a San Martino Valle Caudina.L’inchiesta, portata avanti dalla Procura di Avellino e dalla Squadra Mobile, ha portato lo scorso dicembre allo smantellamento di una fiorente piazza di spaccio attiva nel comune di San Martino Valle Caudina. Il pubblico ministero Luigi Iglio ha recentemente concluso le indagini preliminari.
Tutto ha avuto inizio a seguito di un movimento anomalo di persone in alcune zone di San Martino Valle Caudina, che ha destato il sospetto degli investigatori. Un traffico continuo e ininterrotto di clienti, dalle prime ore del mattino fino a notte inoltrata, ha portato la Squadra Mobile di Avellino a concentrarsi su un’abitazione, che sembrava essere il centro nevralgico di un traffico di sostanze stupefacenti. L’operazione è partita nell’autunno del 2023, quando sono stati effettuati i primi sequestri di droga, e ha proseguito con un’intensa attività investigativa che ha portato alla disarticolazione del sistema.
Il punto di distribuzione, apparentemente nascosto dietro una facciata di normalità, era in realtà un fiorente mercato di cocaina e hashish. La gestione del traffico coinvolgeva principalmente due donne – madre e figlia – legate a un noto boss della zona, anche se non sono emerse prove sufficienti per contestare l’associazione mafiosa. Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Procura di Avellino, hanno messo in luce un traffico esteso e ben strutturato.
Per raccogliere prove decisivi, gli agenti della Squadra Mobile hanno messo in atto una serie di misure di sorveglianza avanzate. Oltre a installare telecamere di sorveglianza intorno all’abitazione sotto osservazione, gli investigatori hanno intercettato le comunicazioni telefoniche degli indagati, scoprendo come questi utilizzassero un linguaggio criptato per eludere i controlli. Termini apparentemente innocui come “giubbini” o “caffè” venivano usati per riferirsi alla droga, un chiaro tentativo di mascherare le attività illecite.
Quello che sembrava un normale punto vendita di abbigliamento, in realtà, era il centro di un’attività illecita che distribuiva cocaina e hashish. Gli agenti hanno documentato decine di episodi di spaccio tra l’autunno del 2023 e la primavera del 2024, confermando la centralità di quella casa nel traffico di stupefacenti. La modalità di spaccio si è rivelata rapida ed efficiente, con i clienti che entravano e uscivano in pochi minuti, senza destare sospetti.
Ora i difensori, gli avvocati Vito Pacca, Fabio Russo, Valeria Verrusio e Stefano Alessandrelli, potranno chiedere di essere ascoltati prima che la Procura decida di esercitare l’ azione penale nei loro confronti