La sfida per il futuro del Mezzogiorno passa attraverso l’inclusione, l’accoglienza e la capacità di trasformare la narrazione di un Sud percepito come luogo di partenze forzate. È quanto emerso dal confronto promosso da Svimez, che ha acceso i riflettori sul legame tra scuola, Pnrr e nuove politiche di coesione.
Secondo Serenella Caravella di Svimez, “la chiave è ribaltare la narrazione: l’inclusione e l’accoglienza possono ridurre l’emigrazione, attrarre nuove famiglie e spezzare il circolo vizioso tra spopolamento e rarefazione dei servizi. Coesione sociale, economica e territoriale – insieme alle transizioni verde e digitale – devono restare al centro delle politiche nazionali ed europee. Freedom to move, freedom to stay, significa creare opportunità e rendere attrattivi i territori: solo così il Mezzogiorno potrà ritrovare un futuro nell’Europa di domani”.
Un futuro che, però, oggi appare fragile. L’analisi dei dati discussi durante l’incontro traccia un quadro nitido ma preoccupante: i giovani, già dall’adolescenza, percepiscono la necessità di abbandonare i luoghi d’origine per trovare migliori opportunità di vita. Che si tratti di trasferirsi verso aree urbane più dinamiche o di cercare un lavoro all’estero, emerge con chiarezza la sensazione diffusa di dover guardare oltre i confini del proprio territorio.
Il fenomeno è ancora più evidente tra chi proviene da contesti migratori e, come sottolinea Raffaela Milano, direttrice della Ricerca di Save the Children, colpisce in modo particolare le ragazze: “Le aspettative delle giovani di poter fare nella vita ciò che desiderano o per cui si sentono portate risultano significativamente inferiori rispetto a quelle dei coetanei maschi. I dati mostrano non solo il rischio di perdere energie e talenti per il Paese, ma anche la diffusione di un clima di sfiducia e rassegnazione. In un contesto segnato da una crisi demografica senza precedenti, tale tendenza non può essere ignorata”.
Per Milano, serve un cambio di rotta deciso: “Senza interventi strutturali e una visione lungimirante che rimetta al centro i giovani, il rischio è quello di un Paese privo di prospettive per loro. Occorre restituire fiducia, opportunità concrete e un orizzonte ai giovani, alle ragazze, a chi è nato in Italia e a chi vi è giunto da altri Paesi”.
La sfida è dunque duplice: trattenere i talenti e attrarne di nuovi, interrompendo quel circolo vizioso di spopolamento che alimenta la rarefazione dei servizi e il declino demografico. Un compito che non riguarda soltanto il Sud, ma l’intero Paese, chiamato a investire sui giovani e a riconoscere che il futuro dell’Italia passa dalla capacità di renderli protagonisti.