Nella giornata di oggi, presso il Tribunale di Avellino, in composizione collegiale presieduta dal presidente Dott. Roberto Melone, a latere Gilda Zarrella e Vincenza Cozzino, è ripreso il processo nato dall’inchiesta “Aste ok” del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino e il Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Napoli che hanno indagato su questo nuovo filone d’illeciti che vede protagonista il Clan Partenio.
L’udienza ha avuto inizio con la verifica delle trascrizioni dei verbali precedenti, un passo necessario in risposta alla richiesta dei difensori di accertare l’integrità di tutte le trascrizioni, poiché sostenevano che alcune parti potessero essere incomplete.Le parti civili citate in aula non erano presenti e, di conseguenza, a causa dell’assenza dei difensori, non erano presenti neanche i testimoni: “Mi sono stupita dell’assenza sia del difensore della parte civile Salvati – Troisi, ancora di più della mancata citazione dei loro testi, considerato il loro interesse nella causa”, ha dichiarato l’avvocato Rosaria Vietri, difensore di fiducia di Mario Gisolfi.
Nella giornata di oggi, il primo a essere acoltato in aula è stato un ingegnere, voluto dall’avvocato Claudio Botti, difensore di fiducia di Antonio Barone. L’ingegnere ha dichiarato di essere stato coinvolto in diverse collaborazioni con Livia Forte e Armando Aprile, ma ha sottolineato che non ha mai avuto alcun contatto con l’avvocato Barone. “Non conosco personalmente l’avvocato Barone e non penso di averlo mai incontrato.Mi sono occupato di sanatorie degli immobili nel corso di questequeste valutazioni ho esaminato anche un opificio di Solofra”.Durante le sue attività,l’ingegnere ha effettuato verifiche di natura tecnico-urbanistica, incluso l’esame di un opificio a Solofra. Per condurre accertamenti tecnici sugli edifici, Armando Aprile forniva all’ingegnere documenti catastali. Senza questi documenti, sarebbe stato impossibile effettuare le necessarie verifiche.
Poi è stata la volta della cancelleria dell’ ufficio esecuzioni immobiliari del tribunale di Avellino in servizio dal 2017 al 2021 e che si è occupata delle aste immobiliari voluta sempre dall’avvocato Botti. La testimone in aula, ha illustrato come avveniva le registrazioni e le certificazioni delle buste contenenti le offerte. Le buste chiuse e sigillate venivano presentate con un nome di fantasia e venivano consegnate entro le ore 13 del giorno precedente all’asta. ll giorno dell’ asta le persone si presentavano con la ricevuta. Il giorno dell’asta, la mattina, si presentavano i partecipanti, le buste venivano inserite nel fascicolo e, infine, il giudice apriva le buste. Le aste erano pubbliche e poteva assistere chiunque. La cancelliera ha dichiarato che le persone ben conosciute che frequentavano l’ambiente delle aste “quasi ogni venerdì, Livia Forte e Armando Aprile. Non conoscevo personalmente Forte e Aprile, non ho mai avuto rapporti anche perché mi infastidiva il comportamento arrogante di Aprile più che della Forte, ma e’ una mia valutazione personale.Non ho mai visto portare dolci in cancelleria a Livia Forte e Armando Aprile, pure la storia delle chiavi del bagno e’ solo un’invenzione. Il personale, inoltre, aveva l’incarico di informare la Digos ogni volta che si svolgevano le aste giudiziarie. La teste, ancora, ha sottolineato che “era lei a occuparsi dell’invio dei fax alle forze dell’ordine, ogni volta che si tenevano le aste e che, invece, in nessuna particolare occasione gli atti sono stati spediti in Procura”.
La prossima udienza è attesa per il 22 settembre 2023, quando saranno ascoltati gli ultimi testimoni citati dall’avvocato Botti e quelli voluti dall’avvocato Villani.