Di Nunzio Esposito
Nella settimana di Pasqua il romanzo Storia di Sorana di Vincenzo Fiore ha guadagnato il suo posto nella Top 100 di Amazon per la Narrativa Contemporanea. Un traguardo, questo, a circa due anni dalla pubblicazione, che è un segno tangibile di un’opera che pulsa di verità, di dolori non pacificati e d’amori così intensi da graffiare la memoria del lettore.
Vincenzo Fiore, docente di Filosofia e Storia, tra i più acuti interpreti di Emil Cioran, si conferma scrittore con numeri importanti. Il suo romanzo non si accontenta di raccontare: scandaglia, disossa, rivela. Storia di Sorana è una discesa nella carne dell’esistenza, nel punto in cui la nostalgia si mescola al desiderio e la perdita diventa una lente attraverso cui rileggere ogni gesto, ogni silenzio.
La scrittura di Fiore è un balsamo crudo e poetico: intrisa di malinconia, filosoficamente gravida, eppure capace di toccare le corde più intime senza mai cadere nell’artificio. Le vicende di Cesare e Sorana, la cui relazione si consuma tra sguardi mancati e verità appena sussurrate, sono raccontate con una grazia austera, figlia di chi ha compreso che l’essere umano è, prima di tutto, una rovina che cammina.
Sorana, figura enigmatica e lancinante, si staglia come una creatura tragica degna della miglior letteratura mitteleuropea, mentre Cesare, nel suo cercarla e perdersi, diventa l’icona dell’uomo moderno che cerca la salvezza nelle parole e inciampa nella vertigine del tempo.
Storia di Sorana è una confessione che si fa ossessione, una ricerca disperata del significato in un mondo che si ostina a negarne la possibilità. È un libro da leggere con lentezza, come si fa con le lettere mai spedite, con i versi d’un poeta amato, con i sogni che non si ha il coraggio di confessare nemmeno a se stessi.
In un tempo che divora la letteratura a colpi di algoritmi, Storia di Sorana resiste e riluce. E lo fa con la forza antica delle cose necessarie.