“Oggi più che mai è necessaria un’alleanza con il mondo dei media per promuovere la conoscenza dei rischi di un terremoto. Il cittadino è chiamato a svolgere un ruolo attivo nel sistema di protezione civile”. A sottolinearlo Italo Giulivo, alla guida della Protezione Civile in Campania, nel corso della tavola rotonda ai 45 anni dal sisma “Dal fate presto al facciamo prima”, nell’ambito della mostra Terremoti d’Italia, promosso dall’Ordine dei Giornalisti Campania e valido ai fini della formazione giornalistica. “I cittadini devono conoscere il Piano di Protezione Civile del Comune e assumere comportamenti consapevoli. Dobbiamo, tuttavia, fare i conti con l’incertezza delle previsioni scientifiche, con le probabilità legate all’evoluzione del fenomeno e governare questa incertezza. Si tratta di gestire il rischio, senza poterlo prevedere in maniera certa ma anche di coinvolgere tutti nelle scelte, quella che si chiama democrazia del rischio. I fenomeni naturali hanno probabilità di accadimento che il cittadino deve conoscere, acquistando consapevolezza del sistema dei rischi naturali, anche attraverso la partecipazione a iniziative come queste”. Ricorda come, dopo il terremoto del 1980 è stato approvato un decreto perchè il territorio fosse riconosciuto come sismico, l’Istituto di Geovulcanologia ha approvato, poi, delle mappe sismologiche che ci guidano nella comprensione dei fenomeni. Dobbiamo fare i conti con questa pericolosità intrinseca, sappiamo dove accadranno i fenomeni naturali ma non quando, nè la loro magnitudo. La prevenzione è fatta, dunque, di comunicazione, formazione e comprensione delle procedure”. E’ il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli a porre l’accento sul ruolo cruciale che svolge la corretta informazione quando si parla di terremoti, di qui la necessità di percorsi di formazione che promuovano una sempre crescente consapevolezza in chi ha la responsabilità di informare, un compito sempre più difficile di fronte al dilagare di fake news e di informazioni che arrivano dagli ambiti più diversi.
A ribadirlo Alessandra Malanga, anche lei consigliera dell’Ordine dei Giornalisti “La comunicazione è cambiata profondamente dagli anni del terremoto del 1980, non c’erano uffici stampa strutturati, quelli che oggi rappresentano un presidio fondamentale per garantire una corretta comunicazione e difendersi dal pericolo di fake news, evitando allarmismi ma favorendo il rispetto di regole che possono ridurre i rischi. La sfida è quella di accompagnare l’evento e non di rincorrerlo nel segno di una comunicazione condivisa”. E ‘il professore Andrea Prota, responsabile scientifico di Reluis, a porre l’accento sulle strategie che governano i nuovi interventi nelle zone sismiche per garantire la massima sicurezza, garantendo costi contenuti, tempi rapidi, senza costringere le persone a lasciare le case o riuscendo a rilocalizzare le funzioni.
Anna Vicari dell’Istituto di Geovulcanologia sottolinea come, grazie a una rete, sia oggi possibile formulare una stima provvisoria dell’intensità della scossa nel tempo di due minuti “Fondamentale è educare i giovani alla consapevolezza del rischio, di qui la scelta dell’Istituto di coinvolgere sempre di più le nuove generazioni attraverso visite e incontri. Al tempo stesso è fondamentale cercare di usare modelli più semplici di comunicazione. Troppo spesso ci troviamo di fronte a un linguaggio complesso che non può essere compreso se non da esperti”.
Pierfrancesco Dimilito, capo dell’Ufficio Stampa della Protezione Civile, pone l’accento sulla capacità della comunicazione di adeguarsi alle trasformazioni della società “Il nostro obiettivo è fornire informazioni certe, offrire un sopporto logistico per aiutare i giornalisti a spostarsi nell’area del disastro e metterli in condizione di lavorare”. A parlare dei notevoli passi in avanti compiuti anche Brunella Cimadomo, coordinatore Ufficio Stampa Protezione Civile, mentre Marco Cirilli, dell’Ufficio Stampa dell’Ingv, ricorda come è fondamentale che ci sia un’unica fonte da cui arrivano le informazioni per evitare che si diffondano false notizie, una rete di coordinamento che certamente non c’era in passato”.



