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“Se ‘o trovo a Todisco ‘o resto nderra! Dingello a Todisco che ci spacco ‘a faccia!”. Ha detto così il presidente del consiglio comunale, Ugo Maggio, rivolgendosi al sindaco Gianluca Festa, lunedì sera, mentre in aula si animava il dibattito sul riconoscimento della pubblica utilità al progetto avanzato dall’Us Avellino circa la realizzazione del nuovo stadio “Partenio-Lombardi”. Maggio sembra innervosito dall’atteggiamento della Alessandra Iannuzzi.
Ed è stato proprio Todisco a diffondere il video e a commentare l’accaduto: “No, non è un dialogo tratto da ‘Gomorra’ o il doppiaggio satirico di ‘Street fighters’, ma sono le parole del Presidente del Consiglio comunale di Avellino durante il dibattito in aula sul project financing rispetto al futuro dello stadio di Avellino.
Rivendendo più volte il video sembra inconfutabile che tali frasi, degne del linguaggio di un criminale, siano state espresse dal Presidente del Consiglio comunale, Ugo Maggio, e confidate, a microfono aperto, al Sindaco. Cosa avrei mai fatto per meritarmi tali minacce?”.
IL FATTO
Todisco racconta che pochi istanti prima “la consigliera comunale Iannuzzi, assieme ad altri suoi colleghi della minoranza, stava reclamando per ottenere il rispetto del regolamento al fine di poter presentare i propri emendamenti al deliberato consiliare sulla questione del “Project Financing” dello Stadio comunale. Maggio, non nuovo a interpretazioni originali del regolamento consiliare, stava minando i diritti della minoranza consiliare a presentare ulteriori emendamenti, suscitando la reazione dei consiglieri, tra cui Alessandra Iannuzzi. Nel medesimo video si può sentire sempre Maggio che sembra riferirsi a una consigliera quale mio riferimento, per poi passare alle minacce che potete udire.
Maggio, tra l’altro, oltre a ergersi a novello ‘Renegade’ umilia la funzione della consigliera Iannuzzi, la quale non viene ritenuta idonea a formulare il suo pensiero autonomamente, ma ha bisogno del ‘riferimento’. Ulteriore elemento che dovrebbe indurre il Presidente a provare vergogna”.
Todisco chiede al Prefetto della Provincia di Avellino di intervenire, “nella pienezza delle sue prerogative, al fine di evitare che un soggetto che abbia tale concezione della dialettica politica, che sfocia nella minaccia di stampo delinquenziale, possa rappresentare la massima istituzione democratica della città”.
“Chiedo ai consiglieri comunali, di maggioranza e di minoranza – continua Todisco – di attivare l’istituto della sfiducia poiché sono del tutto evidenti le ragioni per cui Maggio non può rivestire oltre tale nobile funzione di garanzia.
Mi attiverò anche nelle sedi competenti, attraverso i miei legali di fiducia, a tutela della mia persona e della mia incolumità.
Da ultimo, non resta che rammaricarmi per la cosa più importante di tutte. In quell’aula sono stato consigliere per due mandati consecutivi. Dal 2004 al 2013.
Ho sempre espresso con schiettezza le mie opinioni e solo una volta mi è capitato di ricevere delle minacce, da soggetti esterni all’aula, per la mia fermezza rispetto all’adozione di atti che mi sembravano essere illegittimi in materia di rifiuti. Ma non ho mai, dico mai, ascoltato da nessun consigliere, tanto meno dal Presidente dell’Aula, anche nei momenti di massimo scontro politico, tali espressioni minacciose.
C’è da vergognarsene tutti un po’ e spero che Ugo Maggio ne tragga le conseguenze, dimettendosi egli stesso dalle funzioni che riveste senza indugiare neanche un po’”.
LE SCUSE
A stretto giro arrivano le scuse del presidente Maggio: “Rispetto a quanto accaduto in Consiglio comunale nella tarda serata di ieri, da Presidente dell’assise, professionista e cittadino di Avellino, sento di porgere le mie più sincere scuse all’amico Francesco Todisco, ai consiglieri tutti ed alla città.
Dopo molte ore di Consiglio comunale, e dopo essere stato oggetto di ripetuti e durissimi attacchi, soltanto per essermi impegnato far rispettare il regolamento consiliare, probabilmente anche a causa della stanchezza, mi sono purtroppo abbandonato ad espressioni che in nessun modo fanno parte della mia maniera di parlare, di pensare e di agire. La mia storia personale e politica testimonia meglio delle parole che condanno da sempre ogni forma di violenza, sia fisica che verbale, e che nutro profondo rispetto per l’altrui opinione e per tutti i rappresentanti politici presenti all’interno del Consiglio comunale o esterni ad esso”.