“Iniziamo con lo sfatare che il Castello di Monteforte Irpino non è Longobardo”
MONTEFORTE IRPINO. In occasione delle “Giornate nazionali dei castelli” il Castello sul colle di San Martino si è’ svelato in una nuova veste, grazie ai lavori di restauro degli ultimi anni ed altri continueranno. L’intera giornata di ieri 24 settembre è stato un’occasione per comprendere l’importanza di questo sito storico e soprattutto, da buon Castello che si rispetti, svelare ancora qualche segreto… Iniziamo col dire che trattatosi di un restauro non convenzionale o meglio come sottolineato dal professor Paolo Miscilli Migliorini un restauro attento, oculato e rispettoso dell’ambiente circostante al fine che l’uno si fonda nell’altro e soprattutto sappia raccontarci la storia. E non ha mancato di ringraziare l’ordine degli Architetti di Avellino.
La rivelazione storica
Il momento suggestivo ed emozionale è stato sicuramente quando, dopo i saluti del primo cittadino Costantino Giordano, e il perché il Castello di Monteforte è entrato nel circuito è stato, per me di sicuro, quando ha preso la parola il custode e appassionato della Storia Avellinese e dintorni Armando Montefusco quando ha dichiarato: “Finalmente, oggi possiamo sfatare che il Castello di Monteforte non è Longobardo ma…Normanno. La mia tesi oggi è supportata dalle varie relazioni di archeologi e vari studiosi negli anni hanno potuto accertare. Gli scavi degli ultimi anni ne hanno dato la certezza da ora si chiamerà “Castello Normanno di Monteforte Irpino”. Ovviamente non ha mancato di ribadire l’importanza di questo sito nella storia quanto nell’attualità sotto l’aspetto viario strategicamente importante per i collegamenti sia a nord verso Napoli quanto a Sud verso Bari. I minuziosi particolari storici, aggiunti dal Montefusco, nel raccontare le varie vicissitudini storiche dei reali dell’epoca e che nei secoli abitarono le mura del “fortino”, appellativo forse improprio visto che dai recenti scavi e vari reperti si è certi che trattasi più di una residenza signorile che militare. Insieme alla voce narrante si è svolta la visita tra i ruderi del castello e le altre aree del castello riportate alla luce e per la prima volta mostrate al pubblico e secondo l’archeologo ancora molto deve esser fatto.
La Chiesa di San Martino
Ripercorrendo la strada di accesso al sito del castello al contrario e facendo una piccola curva a destra dopo una passeggiata ai piedi del castello attraversando un arco si arriva sulla piazza antistante la Chiesa duecentesca di San Martino. Vi è stata una presentazione diversa di questa chiesa, ovviamente in chiave storica religiosa. Infatti da parte della professoressa Giovanna Della Bella è stato sottolineato che questa chiesa è stata la prima in assoluto ad essere eretta in onore di questo santo e pertanto indipendente dall’omonima Certosa di Napoli. Ed è proprio sul lato destro all’altare (sacrestia) che dalla finestra è ben visibile l’assetto viario e come si articola. Mentre adiacente percorrendo la fine navata sulla destra un’altra area dove è possibile ammirare dei reperti archeologi preservati dai vari furti nel tempo e dove per l’occasione è stata allestita una bibliografia di vari volumi sulla storia del sito in questione e un’interessante mostra fotografica.
L’accoglienza
A rendere ancor più suggestiva e per dei versi fiabesca e reale questa giornata sono stati i vari figuranti in costumi d’epoca come: i briganti, I poeti, i pastori proprio come probabilmente si svolgeva la vita intorno al castello non era dei soli reali e cortigiani. Quindi poteva mancare un mercato? E grazie all’entusiasmo contagioso del Dott. Gerardo Marano che ha coinvolto le aziende agricole locali e con grande entusiasmo hanno aderito all’evento: Briciole (prodotti dolciari), Nonno Giovanni, (prodotti con nocciole) Madre mia (apicultura), Malvizza (formaggi di pecora e di capra nonché creme dei relativi formaggi) e Filomena Quaresima (frutta fresca e secca, ortaggi, succhi e confettura). grazie loro che hanno allestito un grande tavolo, colorato, profumato e saporito e non hanno mancato di far degustare le loro delizie sino agli ultimi visitatori delle 18.00.
Del resto le produzioni artigianali e tradizionali di un territorio si fondono nelle pieghe della storia rendendo più comprensibili le proprie radici e soprattutto attraverso il loro fare tramandano alle nuove generazioni la storia, proprio come quella che ci ha raccontato Armando Montefusco, grazie a tutti.