Per Antonio Gengaro, consigliere comunale del Pd, la crisi di maggioranza dovrebbe avere una sola ed unica via d’uscita: il voto. Lo ha detto nella conferenza stampa convocata ad horas questa mattina subito dopo il consiglio comunale (semideserto) nel quale la sindaca Laura Nargi ha ritirato il Bilancio di Previsione e dichiarata aperte la crisi politica. “Il dettato costituzionale dice che le Istituzioni si servono con disciplina e onore, e in questa vicenda della città di Avellino non c’è stata né disciplina né onore; né dalla parte di chi guida la città, né da parte dei suoi alleati. Per due giorni di seguito – ha ricordato Gengaro – il consiglio comunale è andato deserto. Non si sono presentati gli assessori e nemmeno i consiglieri di maggioranza. La città è allo sbando”.
IL NODO DEL BILANCIO DI PREVISIONE: SIAMO SULL’ORLO DEL DISSESTO
“Nemmeno la più cattiva opposizione – ha attaccato il consigliere dem – avrebbe potuto scrivere quello che hanno scritto i revisori dei conti del Comune di Avellino. Siamo sull’orlo del predissesto, c’è un’amministrazione allo sbando, con tantissimi problemi ma con nessuno che si occupi dei problemi della città. Ci vorrebbero meno propaganda e meno selfie in giro, e più lavoro negli uffici, a tavolino, quotidiano, perché la città di Avellino ha bisogno di grande cura e dedizione, tutto quello che non c’è stato in questo ultimo anno”.
ORA BISOGNA RESTITUIRE LA PAROLA AGLI ELETTORI
“Oggi la partita è in mano al prefetto, che ha il compito di guidare questa fase: non essendo stato approvato il Bilancio, ogni consigliere sarà diffidato. C’è una procedura che ha un termine di circa 20 giorni per portare poi la città o ad un definitivo chiarimento interno alla (presunta) maggioranza, oppure allo scioglimento. La mia opinione è che prima si riconsegna la parola agli elettori e meglio è. Perché abbiamo assistito a tante liti e ricomposizioni in questi ultimi mesi, e tutto ciò non ha portato a niente. Non c’è un’idea comune di città”.
UN PERSONAGGIO PLURI INQUISITO CONDIZIONA PESANTEMENTE LA VITA DELLA CITTA’
“C’è un personaggio pluri-inquisito – affonda il colpo Gengaro – che dall’esterno condiziona pesantemente la vita della città. La sindaca ha rinunciato alla sua autonomia nel momento in cui ha cacciato fuori dalla sua maggioranza il Patto Civico, che era stato determinante al ballottaggio per farle vincere le elezioni. Hanno preso per i fondelli gli avellinesi dicendo che si erano alleati e che avevano un programma comune. Ma il giorno dopo si sono rimangiati tutto. Festa con le sue truppe, per bramosia di potere, ha ripreso dall’esterno il controllo della città. Tutto ciò non gli è bastato. Non so se lui aspirasse a ruoli di governo, ma ci sono delle cose che poi rasentano il limite della follia e dell’inopportunità politica. C’è una vicenda etica che dovrebbe governare i comportamenti di chi fa politica”.
NON PARLO DI FESTA
“Ovviamente, e non parlo di Festa, ci sono soggetti che in generale sono all’attenzione della magistratura e che prima dovrebbero chiarire le proprie vicende e poi possono tornare a fare politica. Ciriaco De Mita, che è stato un nostro maestro, per un avviso di garanzia al fratello, che venne poi prosciolto da tutto, si dimise dalla presidenza della Bicamerale. Ma erano altri anni e c’erano altre sensibilità: le persone che fanno politica ad un certo livello sono obbligate a tenere certi comportamenti”.
IL RUOLO DELL’OPPOSIZIONE: SIAMO SEMPRE STATI COESI
“L’opposizione ha avuto i suoi problemi, ma ha dato una risposta di credibilità e di serietà, soprattutto all’interno dell’aula consiliare. Siamo sempre stati coesi, seri, puntuali, preparati sulle pratiche. Abbiamo fatto il nostro dovere. Avremmo potuto fare di più, certo, questo è sempre possibile. Ed è certo possibile che anche tra di noi ci sarebbero state discussioni se avessimo vinto le elezioni, ma ci sarebbe stata la bussola degli interessi della città di Avellino che ci avrebbe guidato e che ci avrebbe consentito di dare le risposte che questa città merita”.