Musica sacra e liturgia nella Campania felix di Jommelli è il tema del Convegno organizzato, nei giorni 20 e 21 dicembre, nel Seminario Vescovile di Aversa dall’Accademia Mediterraneo Arte & Musica, costituita nel 2005, nell’intento di diffondere e valorizzare le manifestazioni artistico-musicali dell’area mediterranea, con particolare riguardo alla riscoperta del repertorio della “Scuola napoletana” settecentesca e dei suoi massimi esponenti. Una ‘due giorni’ intensi di lavoro realizzati grazie all’impegno del suo Direttore Maestro Piero Viti, concertista e musicologo di fama internazionale, coadiuvato nella direzione scientifica dal professore Paologiovanni Maione, docente di Storia della Musica ed Estetica musicale presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, nonché consulente per le attività musicologiche presso il Centro di Musica Antica “Pietà dei Turchini” di Napoli. Si è trattato di un confronto ad ampio respiro tra esperti musicologi, storici della musica, della letteratura, della scultura, della pittura e delle arti in genere, nell’intento di portare all’attenzione di un pubblico più vasto la ricca produzione di musica sacra, ereditata da una lunga tradizione e caratterizzata da composizioni, pregevoli nelle modalità espressive, e dense di profonda spiritualità. Un modo anche di celebrare nella maniera migliore e più consona ai tempi che stiamo vivendo, e proprio nel “tempo forte” dell’Avvento, che ci prepara ad entrare nel Mistero del Natale, le grandi possibilità della musica in quanto linguaggio universale, capace di attraversare tempi e spazi, penetrando nei più segreti recessi dell’animo e offrendo intense possibilità di elevazione spirituale. E’ quanto ha vigorosamente sostenuto S. E. Monsignor, Angelo Spinillo, Vescovo di Aversa, che ha osservato come un’iniziativa del genere, e cioè quella di raccogliere e di valorizzare (ma anche di eseguire) testi di musica sacra, composti da grandi autori del passato, e destinati alle celebrazioni liturgiche, equivalga a promuovere in un mondo sempre più insidiato da mali e violenze, sentimenti di profonda spiritualità. Incisivo, in questo senso, il paragone, ispirato ad alcuni versetti del Libro del Siracide (Sir. 39, 13-15), tra il profumo “che permea di sé l’aria rendendo gradevole il respiro della vita”, e la musica e il canto “che riempiono i cuori e aprono gli animi alla luminosa presenza del Signore della vita”, che è come dire che proprio attraverso il canto e la musica l’uomo può aprirsi alla contemplazione dell’amore e al desiderio dell’infinito.
Su questa base si sono svolti i lavori, sviluppati intorno alla figura del compositore di Aversa, che impose in tutta Europa, nella generazione prima di Mozart, la tradizione della scuola musicale napoletana. I vari interventi che si sono susseguiti nel corso della prima sessione, coordinata da Francesco Cotticelli, hanno messo in rilievo l’assoluta originalità della sua tecnica compositiva, la grande eredità affidata alla tradizione musicale, non solo napoletana, ma anche il contributo che Saverio Mattei, suo primo biografo, erudito, traduttore dei salmi biblici e appassionato cultore dell’antico, offrì alla critica, riconoscendo a Jommelli, e al di là dell’appassionata opera di mitizzazione, il ruolo assunto nel panorama musicale europeo del Settecento (Milena Montanile). Suggestiva la lettura che Anna Grimaldi, storica dell’arte ed esperta della produzione pittorica di ambito napoletano, ha offerto delle “Insulae sacrae” ad Aversa nelle trasformazioni decorative settecentesche; Tommasina Boccia si è soffermata sui “servizi musicali” degli antichi conservatori nella seconda metà del Settecento; Antonio Caroccia ha parlato di Jommelli sacro nelle raccolte di Arditi, Sigismondo e Selvaggi; Liliana Flavia Fidenti ne ha accertato la presenza nell’Archivio Musicale della Congregazione dell’Oratorio di Napoli; Flavio Colusso, compositoree librettista, nonché accademico pontificio e maestro di cappella (ha fondato l’Ensemble Seicentonovecento) ha posto in relazione la musica di Jommelli con quella di Bencini (Jommelli e Bencini musici “Animali”),
La prima sessione di lavori si è chiusa con uno strepitoso concerto d’organo diretto da Giuseppe Rigliaco.
La seconda giornata, presieduta da Paologiovannii Maione, ha offerto contributi interpretativi mirati su Niccolò Jommelli autore dell’oratorio Giuseppe (Teresa Cirico); su Cimento e invenzione per la musica da chiesa con targa Regno di Napoli: Il Miserere a 5 voci con fagotti obbligati di David Perez (Paola De Simone); su Nicola Sabatino, compositore di musica sacra:. per una prima ricognizione delle fonti (Paola Sullo); sui Sacri trattenimenti alla Real Congregazione di San Giuseppe dei Nudi (Marco D’Acunzo-Marina Lucia). Paolo Cavallo ha chiuso i lavori presentando i risultati di un’indagine interessante, e molto ben articolata, sulla presenza di Tracce musicali e formative napoletane nelle chiese sabaude del Settecento. La musica sacra di Vincenzo Calderara (1758-1802) e i suoi probabili legami con Giacomo Insanguine e Salvatore Rispoli.
Questi “due giorni” intensi di lavori, per i risultati raggiunti, per l’interesse suscitato, hanno recato, senza alcun dubbio, un contributo notevole, al livello di apporti e di conoscenze, intorno a un autore e a un tema privilegiato nell’ambito della storiografia musicale settecentesca.
Milena Montanile