AVELLINO – Lui è un ragazzo di Avellino di 29 anni. E’ autistico. Senza un supporto costante e qualificato non riesce a tenere a bada la propria aggressività, che sfocia in gravi episodi di violenza: botte a chiunque si trovi davanti, senza guardare in faccia a nessuno, amici o nemici che siano, parenti o sconosciuti. Da quando ne aveva 21 è riuscito, insieme alla zia, che è l’unica tutrice, ad avere un posto presso un Centro convenzionato Asl di Nocera Inferiore, Qui viene accudito quotidianamente, con percorsi di supporto finalizzati a coinvolgerlo in attività e intrattenimento, per esempio con l’ippoterapia. Ed è l’unico modo per tenere a bada la sua esplosiva aggressività. “E funziona – ci dice la zia -, quando si trova lì è sereno e partecipa a tutte le attività. A contatto con i cavalli, i cani. Gioca a calcetto. Siamo grati per il lavoro che stanno facendo con mio nipote”. Ma c’è un “ma”: da lunedì tutto questo finirà e per la famiglia del 29enne si ripresenterà lo spettro di una convivenza impossibile e pericolosa: “Vogliono dimetterlo. Ma se smettono di prendersi cura di lui ripiomberà nelle sue crisi violente. Non possono farlo”. L’unica opzione che offre l’Asl è quella di un trasferimento in una Rsa, ma qui non avrebbe la stessa assistenza riabilitativa che al Centro di Nocera viene assicurata da un pool di esperti, e le sue condizioni potrebbero tornare a regredire.
Fatto sta che dal 5 agosto per il 29enne si chiuderanno i cancelli della clinica: dall’Asl di Salerno hanno già annunciato la volontà di interrompere il ricovero. Qualche giorno fa hanno anche inviato a casa della zia una lettera con la comunicazione delle dimissioni: “Ma io non l’ho voluta nemmeno aprire, l’ho rimandata indietro. E lunedì prossimo, prima di andare a trovare mio nipote, chiamerò i carabinieri, andrò insieme a loro. Non possono dimetterlo, per noi a casa sarebbe impossibile, un pericolo reale per la nostra incolumità. In casa siamo solo due donne, non ce la possiamo fare”. Naturalmente l’Asl si muove all’interno delle norme e delle leggi che regolano questo delicato settore. Ma siamo di fronte ad un corto circuito: il Centro può agire in questa maniera, ma allo stesso tempo una famiglia non può essere abbandonata a se stessa. E come questa famiglia ce ne sono decine e decine di altre che dalla provincia di Avellino si appoggiano a queste strutture convenzionate.
In provincia di Avellino ci sono altri Centri simili, ma solo in Alta Irpinia, e soprattutto sono tutti pieni: la stessa zia del 29enne ci racconta che all’inizio di questa storia, prima del 2016, cercarono un posto per il ragazzo presso i centri attivi in Alta Irpinia, ma invano. Per questo si rivolsero all’Asl di Salerno e alla struttura di Nocera: “E fu una fortuna, perché da quando viene seguito da loro è migliorato tantissimo. Solo lì lo vediamo sereno. Ma ora vogliono farci tornare nel baratro dell’isolamento e della paura. E come noi tantissime altre famiglie”.
“Non capisco – dice la zia – a cosa si riferiscano quando dicono che è terminato il piano terapeutico. Nostro nipote non è guarito, ha bisogno di assistenza continua. Quello che sta facendo da 8 anni presso di loro non è solo una terapia, è un supporto. Gestiscono attività delle quali lui ha costantemente bisogno. L’unica cosa che è cambiata rispetto a prima – aggiunge la zia – è la tariffa che pagava l’Asl di Salerno per noi, una tariffa che era di 190 euro al giorno e che ultimamente è stata riaggiornata al ribasso, a 140 euro. Neanche tanto, ma non vorrei che fosse proprio questa la ragione. Anche perché nel 2016, quando iniziammo il nostro percorso presso di loro, l’Asl stilò un piano terapeutico che prevedeva una ciclo di 240 sedute: le abbiamo abbondantemente superate già l’anno successivo, nel 2017, ma ci hanno poi regolarmente continuato ad accreditare per tutti questi altri anni. E non ci avevano mai fatto problemi. Ora, ripeto, l’unica cosa che è cambiata è la tariffa”.
“Non voglio credere che sia solo una questione di soldi, qui stiamo parlando della salute di mio nipote e della incolumità di noi parenti. Stiamo parlando di un ragazzo di 29 anni che ha bisogno di supporto continuo. Da lunedì non so come potremo andare avanti. Non possono dimetterlo. Certo, se il Centro per l’Autismo che hanno costruito qui ad Avellino, a Valle, fosse aperto…”. E qui si tocca il nervo scoperto delle amministrazioni comunali che si sono succedute alla guida del Municipio del capoluogo negli ultimi dieci anni e di più. Un problema cronico, e di scottante attualità, che ha tenuto banco anche nel corso della recente campagna elettorale per le Amministrative 2024. Chi ha vinto queste elezioni, la sindaca Laura Nargi, ha anche detto che l’apertura del Centro Autismo di Valle sarebbe stata la priorità della nuova consiliatura. Un caso che avrebbe affrontato nei primi cento giorni, anzi, “la prima cosa che farò”. Ed è a lei che si rivolge infatti ora la zia: “Chiediamo alla sindaca Nargi di mantenere la promessa e di risolvere in fretta gli ultimi nodi che impediscono l’apertura del Centro. Non possono lasciarci soli”.