ARIANO – Porta la firma del ricercatore Biogem Michele Farisco un intervento sulla coscienza artificiale per la prestigiosa rivista Physics of Life Reviews. L’articolo analizza le condizioni alla base di una possibile definizione della coscienza artificiale. Partendo da un’ampia disamina degli straordinari sviluppi dell’Intelligenza Artificiale, tali da indurre a ritenere possibile la riproduzione di pressoché tutte le facoltà mentali umane nei sistemi tecnologici da essa informati, il dottore Farisco ha analizzato, in particolare, il dibattito scientifico in corso sulla possibile emersione di una coscienza artificiale. Una questione anzitutto filosofica, che, secondo il responsabile dell’Unità di Ricerca Bioetica di Biogem, può sfuggire ai rischi dell’autoreferenzialità e dell’astrattezza solo grazie alla collaborazione tra diverse discipline, incluse quelle direttamente impegnate alla frontiera della ricerca più avanzata, come le neuroscienze computazionali e cognitive, e ovviamente, gli studi in corso sull’Intelligenza Artificiale.
L’articolo firmato da Farisco è, coerentemente, il frutto di una collaborazione tra filosofi, neuroscienziati, ingegneri e informatici, provenienti da diversi Paesi europei, che ha portato, nel tempo, alla definizione di un modello di coscienza composto da diverse dimensioni, incluse capacità cognitive e aspetti esperienziali. Di qui la necessità di chiarire a quale forma particolare della generica nozione di coscienza ci si riferisce quando si parla della possibilità di replicarla artificialmente. Più nello specifico, l’articolo analizza il caso della ‘consapevolezza’, ossia quella dimensione della coscienza relativa alla capacità di processare l’informazione e utilizzarla intenzionalmente al fine di raggiungere degli obiettivi specifici.
“In questo lavoro – chiarisce infine lo stesso Farisco – abbiamo inteso anzitutto porre le basi per una riflessione critica e ponderata sul tema della coscienza artificiale, impegnandoci ad evitare gli estremi di una negazione aprioristica, come quelli di un’accettazione acritica della sua inevitabilità”.