di Aldo Vella
Il 9 dicembre scorso nel bel castello di Guardia Sanframondi ho presentato, insieme a Ferdinando Ceglia (curatore della mostra), la retrospettiva del pittore e scultore Lengua. Una occasione su misura per riprendere l’osservazione sul discorso poetico dell’artista che, con il mio contributo di architetto, inventò anni fa due ‘oggetti’ di grande interesse: il Campanile del Municipio a Cervinara e “la saga delle Forche Caudine” nella omonima valle.
Il campanile è una salita che ripercorre il cammino di Dante nella sua Commedia, a tale scopo guarnito di sculture e bassorilievi che Lengua ha posto ad ogni piano quali simboli dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, mentre la rotatoria, che si trova sulla BN-CE in località Taverola presso Airola, ospiterebbe la grande istallazione evocatrice dell’episodio delle “Forche Caudine”. Sia nell’una che nell’altra opera ci siamo dunque dovuti mettere in due per fare un artista completo: scultore-pittore-architettore come dice il Vasari. Lengua è un artista versatile, uno dei pochi scultori capace nell’arte “del togliere”, cioè di scolpire nella pietra, cosa che non si insegna più neppure in Accademia, di ‘vedere’ michelangiolescamente nel masso intonso la figura che vi è contenuta. Alla continua ricerca di nuove strade espressive sia in pittura che in scultura, vive continuamente nella tensione tra classicismo e transavanguardia. Cerca ancora un suo stile, che io spero non trovi mai, perché gli artisti che vi arrivano finiscono spesso per ripetersi chiudendosi a nuovi esperimenti espressivi. E invece il cammino di Carmine Lengua è ancora lungo.