C’è un luogo in Italia dove la tradizione non è una parola da museo, ma un gesto quotidiano. Dove il silenzio delle montagne custodisce storie antiche, e il profumo del pane, del formaggio, dei salumi artigianali si mescola con l’orgoglio di chi, da generazioni, lavora la terra per amore e per scelta. Questo luogo è l’Irpinia. E oggi finalmente alza la voce.
Il 22 agosto 2025, nella Sala Consiliare di Paternopoli, si terrà un incontro che va ben oltre il semplice evento: è un grido gentile ma potente. Un invito a fermarsi, ascoltare e riscoprire. Si chiama: “PAT e Non Solo – La Tradizione, la Storia e la Cultura raccontata dai Produttori” e dentro questo titolo c’è già tutto: il cuore, il passato, il futuro. Perché i PAT, quei Prodotti Agroalimentari Tradizionali così preziosi, sono solo la punta dell’iceberg. Sotto, c’è un mondo sommerso di tesori non certificati, ma altrettanto autentici, nati da mani callose e anime ostinate, che ogni giorno sfidano il tempo, l’oblio e il mercato.
Produttori: le vere radici dell’Irpinia
In un’epoca in cui tutto corre, c’è chi ha scelto di restare. Giovani che hanno ereditato aziende familiari, artigiani che non si sono piegati alla logica della quantità, donne e uomini che sanno che un salame fatto bene, un caciocavallo stagionato con rispetto, un ortaggio coltivato senza scorciatoie… non sono solo cibo. Sono cultura viva. Sono identità. Ed è per loro che questo incontro nasce. Perché spesso si celebrano i presìdi Slow Food di tutta Italia, ma non si conoscono i veri presìdi viventi delle nostre campagne. Quelli che, pur non avendo etichette blasonate, valgono quanto – se non più – di molti prodotti certificati. Perché sono sinceri. Perché sono veri. A ricordarcelo sarà anche la voce istituzionale della Dott.ssa Maria Concetta Conte, Direttore Generale dell’ASL di Avellino, ospite dell’evento. E con lei i protagonisti di questo rinascimento rurale: i produttori, ma anche i Medici Veterinari, rappresentati dal presidente dell’Ordine, Dott. Vincenzo d’Amato. Lui, con discrezione e fermezza, ha acceso una luce là dove c’era buio: – “Abbiamo un forziere di sapori e saperi. E il nostro dovere è aprirlo, custodirlo, ma soprattutto raccontarlo” -. Già, perché questi prodotti, molti di origine animale, non sono solo oggetti di tutela sanitaria. Sono beni culturali, tracce viventi dei nostri antenati, ponti tra passato e futuro.
Non solo nostalgia: qui si parla di futuro
Questo non è un evento nostalgico. Non si parla di ricordi da conservare in una teca, ma di energie da liberare. Perché i PAT – e i “non PAT” – possono diventare volano economico, motore turistico, orgoglio generazionale. L’Irpinia ha tutte le carte in regola per creare turismo enogastronomico autentico, fatto non di folklore da cartolina, ma di esperienze vere: degustazioni in azienda, passeggiate tra ulivi e vigneti, racconti in dialetto, piatti che profumano di storia. Ma per farlo, serve un cambio di passo. Serve ascoltare chi produce, chi custodisce, chi resiste. E quindi, il 22 agosto a Paternopoli non sarà solo un evento. Sarà una dichiarazione di intenti. Un inno alla lentezza, al lavoro ben fatto, alla dignità della piccola produzione. Sarà un’occasione per guardarsi negli occhi e dirsi che l’Irpinia c’è. E ha ancora tanto da dire.
La mia radice di oggi è: “Perché un prodotto tradizionale non è mai solo un prodotto. È un pezzo di anima. E quando l’anima chiama, è tempo di ascoltare”.