“A questo punto c’è solo una strada da seguire: chiedere la proroga della cassa integrazione per i lavoratori, in modo da guadagnare tempo per la nuova trattativa”. All’indomani dell’improvviso stop alla trattativa con Idroambiente per la cessione dello stabilimento ArcelorMittal di San Mango sul Calore, il segretario della Uilm Gaetano Altieri non nasconde tutta la sua preoccupazione “per una vertenza che rischia di costare salato solo ai lavoratori che ora, dopo che l’accordo con i nuovi imprenditori sanniti era stato dato praticamente per certo, si ritrovano disorientati e sempre più sfiduciati”. Neanche la nuova trattativa avviata con le Fonderie Pisano di Salerno sembra tranquillizzare Altieri. “Si ricomincia daccapo, ma il tempo a disposizione è sempre di meno. Chiedere la proroga della cassa integrazione è un passaggio obbligato per garantire almeno altri sette mesi di copertura anche nel nuovo anno. In caso contrario, dal primo gennaio del 2026 i lavoratori rimasti sarebbero di fatto licenziati e parcheggiati nella Naspi, una situazione completamente diversa, anche perché le prospettive sono tutt’altro che incoraggianti. La trattativa è infatti solo agli inizi e, in ogni caso, anche se dovesse andare in porto, prima di aprile lo stabilimento irpino non si rimetterebbe in moto: perché allora non impegnarsi per garantire i lavoratori? Si rischia di fare il gioco degli imprenditori, che potrebbero anche immaginare di chiudere un accordo senza il fardello della forza lavoro”.
Il nuovo scenario che si è aperto sul futuro dello stabilimento irpino sembra destinato a destabilizzare non poco i lavoratori che, fino a qualche settimana fa, si sentivano al sicuro e pronti a riprendere con i nuovi imprenditori sanniti. Non è da escludere che anche altri operai decidano di accettare la proposta di uscita incentivata, riducendo ulteriormente il numero di unità da assorbire nel nuovo corso. L’ultima speranza alla quale guardano da ieri i lavoratori ex ArcelorMittal si chiama Fonderie Pisano, con sede a Salerno. Fonderia di seconda fusione di metalli ferrosi per la produzione di getti in ghisa grigia e sferoidale per l’industria meccanica e dei mezzi di trasporto, e di getti a catalogo per il settore edile (chiusini e caditoie stradali), ha una capacità produttiva superiore alle 100 tonnellate al giorno giorno. Rispetto all’investimento previsto dal gruppo sannita, in questo caso sarebbe sufficiente una riconversione meno invasiva degli impianti di San Mango sul Calore. Il core business dello stabilimento salernitano è infatti più vicino a quello irpino, specializzato nella produzione di preverniciato zincato di laminati piani d’acciaio e lavorazioni in acciaio. Il quadro sarà in ogni caso più chiaro la prossima settimana, dopo il primo incontro tecnico previsto in Regione.



