Ci sono giorni in cui l’infinita tristezza ti avvolge e ha la meglio sull’ottimismo che non dovrebbe mai lasciarti solo. Che ti fa dire: “Vedrai, poi andrà meglio”. Ciò avviene in particolari periodi del vissuto di ciascuno. Riguarda tutti, compreso chi finge di essere felice. Questa sensazione, che si rincorre tra tristezza, nostalgia e speranza, è presente sia nella geopolitica, tormentata da problemi legati alle guerre, sia nei piccoli borghi dove, protagonisti di una forzata erranza, gli anziani sopravvivono con i loro racconti che riannodano i tempi che furono con la modernità lontana dai loro luoghi. Nel pensiero domina una incertezza infinita che sollecita tante domande le cui risposte, nonostante la velocità dei tempi, non arrivano. Una su tutte: come finirà, e quando, per le guerre che tra apparenti tregue continuano a massacrare bambini, uomini e donne? Quando cesserà la minaccia atomica rispolverata ad ogni piè sospinto in un confronto tra potenze che agiscono solo con la forza muscolare? E ancora: quanto sono affidabili sul piano umano coloro che sono pronti a cancellare l’identità europea per espandere il loro dominio? E pensare che un tempo si combatteva soprattutto per la difesa della libertà di un popolo contro gli usurpatori a tutti i costi, forse idealmente solo per una medaglia da cucire sul petto di un eroe caduto per difendere la propria patria. I valori su tutto. Di questo rimangono solo residui mentre oggi i conflitti avviati dagli aggressori hanno come obiettivo il business a tutti i costi. E per ottenere questo risultato si è disposti a tutto, anche a svendere la propria dignità. Uccidendo comunque e sempre, che siano donne o bambini o disabili poco importa. Che cosa è lo scatenarsi del conflitto in Medio Oriente se non un grande affare che calpesta i valori dell’umanità? Come avviene nella striscia di Gaza, in quella terra promessa e senza pace, in cui il popolo palestinese lotta per avere un proprio Stato, in confini certi. Qui non è forse la prospettiva di rendere quei suoli appetibili, sebbene depositi di macerie, luoghi per un grande affare turistico, come il resort per ricchi voluto da Trump con la complicità omicida del pregiudicato Netanyahu, capo israeliano? Non è forse la stessa logica quella che pervade il conflitto contro l’Ucraina dove di giorno regna il silenzio e di notte da anni Putin continua la sua prova muscolare ammazzando decine di bambini insieme ai loro genitori? Qui la vita vale una manciata di terre rare su cui lo stesso Trump intende sedersi al tavolo del banchetto per spartire l’affare. E poiché l’Europa brontola il capo degli Usa minaccia di cancellare la cultura occidentale. Da tutto questo, e da altro ancora, come le circa sessanta guerre che insanguinano il pianeta, deriva una grande incertezza. Il futuro, oggi così fragile, non ha più regole, ma diventa solo termometro della violenza. Sperando che cambierà.



