E’ il complicato groviglio di sentimenti che accompagnano da sempre la fine di un amore a caratterizzare l’ultimo romanzo di Diego De Silva “I titoli di coda di una vita insieme”, edito da Einaudi. Sarà presentato mercoledì 30 ottobre, alle ore 19,30, presso la PIMAC – Pinacoteca d’Arte Contemporanea, in Piazza Maggiore Vincenzo Citro, alla frazione S. Bartolomeo di Montoro. Alla serata, organizzata dall’Associazione culturale ‘ContemporaneaMente’ APS di Montoro, col Patrocinio morale della Città di Montoro, sarà presente l’Autore, che dialogherà con Milena Acconcia e con il pubblico. De Silva mette da parte l’«avvocato d’insuccesso» Vincenzo Malinconico, per consegnarci un grande romanzo sulla fine di un amore.
Protagonisti sono Fosco e Alice che affidano ai loro rispettivi avvocati le parole che non sanno dirsi, lasciandosi. Alice vuole enfasi, conflitto, palcoscenico. Fosco è piú morbido, quasi passivo, incline ad accettare qualsiasi condizione. E alla fine, come in tutte le separazioni, le loro posizioni si tradurranno in documenti mortificanti, che nulla dicono perché nulla sanno di una vita insieme. Che riassumono il dolore, e anche la gioia, in parole povere. Di qui la necessità di riscrivere con dignità diversa i titoli di coda della loro storia, si ritirano così in una casa amata, tra i fantasmi dal passato e di ciò che è stato tradito. Scelgono di attraversare i rimpianti fino a esaurire la sofferenza, estrarre dalle macerie del tempo ciò che rimane vivo, senza rinunciare all’ironia che lo contraddistingue.
“L’amore – spiega De Silva – non è una storia ma due, ed è lo squilibrio narrativo che rende scellerato il patto che regola la vita di coppia. Finché la versione è la stessa, il racconto regge e i matrimoni pure, ma perdere l’allineamento è un attimo e raramente ci si fa caso. Lo capisci solo dopo, quando, anche a volerlo, i pezzi non si incastrano più e le parole perdono il senso che avevano all’inizio. Ed è lì, in quel tempo indefinito, che l’amore si dissolve lasciando spazio al linguaggio giuridico, agli atti di citazione, alla dissezione anatomica della vita di fronte ai giudici”