di Giulia Di Cairano
Sono 30 le buone pratiche territoriali del 2025 selezionate da Asvis, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, su un totale di 225 progetti candidati, e nel palmarès figura lo Sponz Fest di Vinicio Capossela. Il festival è stato premiato al Cnel, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, e anche se il suo direttore artistico concorderebbe con Fabrizio De André nel considerare la mania occidentale di distinguere il vero dal falso e il migliore dal peggiore certamente non la massima aspirazione dell’animo umano, in un sistema in cui anche i dati contano lo Sponz ha perseguito almeno quattro degli SDG (Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030): istruzione di qualità (n. 4), ridurre le disuguaglianze (n. 10), città e comunità sostenibili (n. 11), partnership per gli obiettivi (n. 17).
Ex ante, si legge nel Rapporto Territori di quest’anno pubblicato sul sito di Asvis, il progetto dello Sponz «mirava a generare impatti culturali, sociali ed economici sull’Alta Irpinia. Gli obiettivi comprendevano: contaminazione culturale e accessibilità tramite la gratuità degli eventi; rigenerazione territoriale (riuso temporaneo di spazi, attivazione comunitaria); coesione sociale (coinvolgimento dei volontari e pubblici eterogenei); sviluppo di economie relazionali (durata permanenza, spesa media, ritorno); sperimentazione di modelli culturali resilienti (governance, sostenibilità)»; ex post, non solo ha confermato gli obiettivi attesi ma li ha anche superati, secondo Asvis «ha rafforzato la coesione sociale, attivato economie relazionali, riattivato luoghi marginali attraverso l’arte e consolidato il senso di appartenenza territoriale» – oltre ad aver distribuito in ogni edizione, dal 2013 a oggi, acqua gratuitamente ed essere stato sempre plastic free.
Per Marcella Mallen, presidente dell’Asvis e consigliera esperta del Cnel, «in Italia viviamo un paradosso: abbiamo esperienze locali straordinarie, ma fatichiamo a tradurle in politiche nazionali coerenti. Serve colmare il divario tra dichiarazioni e azioni concrete». Ma se nelle regioni del Nord i goals dell’Agenda 2030 che risultano sotto la media nazionale sono circa 2 o 3 per regione, al Sud si attestano ai 10 per regione – anche se la povertà sta aumentando in generale in tutta la penisola – ed è in questo quadro che lo Sponz Fest diventa una risorsa, che da sola è limitata, ma la cui replicabilità ne aumenta il valore d’uso. Infatti, sebbene il 44% dei progetti candidati come buone pratiche abbia inciso sulle aree interne, il divario Nord-Sud sulle percentuali degli eventi rispetto al totale resta significativo: il 35% si è concentrato a Nord-Ovest, il 26% a Nord-Est, al Centro il 28% e al Sud solo l’8%, nelle Isole appena il 3%.
Le altre tre iniziative segnalate in Campania nel Rapporto Territori sono gli Aperitivi Scientifici, organizzati a Cava de’ Tirreni da Scientia – Abbi il coraggio di conoscere APS (output principali: divulgazione scientifica, maggiore partecipazione delle ragazze alle materie STEM); il Laboratorio delle imprenditorialità di 012factory, incubatore di startup nel casertano, con «un percorso digitale per l’avvio all’imprenditorialità sostenibile nei piccoli comuni, con l’obiettivo di promuovere impatto sociale ed economico e valorizzare il capitale territoriale» realizzando un accompagnamento per tre realtà vincenti; il Paideia Campus di Pollica (SA), living lab di sviluppo ecologico integrale ispirato alla Dieta Mediterranea, che «offre programmi formativi immersivi per giovani e comunità, laboratori e summer school internazionali» coinvolgendo attivamente «cittadini e stakeholder, sperimenta innovazioni in agroecologia, longevità, turismo sostenibile e blue economy (modello di sviluppo sostenibile che sfrutta le risorse di oceani, mari, laghi e fiumi per la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e il miglioramento del benessere, ndr)».
È chiaro che casi sporadici e temporanei non possono risolvere le numerose problematiche dell’Italia e soprattutto delle aree interne e del Meridione, ma notarli e farli notare è un dovere dell’informazione, che tende sempre di più a spettacolarizzare la violenza e a ridursi a contenuti brevissimi – l’Oxford University Press ha scelto come parola dell’anno rage bait, cioè contenuti online deliberatamente progettati per suscitare rabbia e indignazione attraverso messaggi frustranti, provocatori e offensivi, solitamente pubblicati allo scopo di aumentare il traffico o il coinvolgimento su un determinato social media o pagina web.



