Assistiamo ai soliti giochetti di posizionamento per mettere le mani sul potenziale elettorale dell’Alto Calore: sindaci e dipendenti. Ai primi si chiede una prova di forza: sfiduciare Ciarcia, agli altri un atto di fede da parte di chi li ha portati sull’orlo del licenziamento (ci sono stai mesi che nemmeno gli stipendi si è riusciti a pagare).
E’ abbastanza evidente che i motivi che hanno portato al buco da 137 milioni, nell’ultimo anno il debito è aumentato di 3, 6 milioni (e all’ultima assemblea Ciarcia ha detto che era meno della metà dell’anno precedente: contento lui!). Ma al momento del voto del bilancio anche il commissario prefettizio di Avellino, l’ottimo Ricciardi, rappresentante del capoluogo, un dirigente di prima fascia dell’amministrazione dello Stato, non ha avuto dubbi a votare contro l’approvazione del documento contabile. Noi nel frattempo eravamo andati già in Procura. Loro, gli amministratori, dovevano portare i libri in tribunale.
Chi ha controllato fino a quel momento ora amministra; chi amministrava, oggi propone ricette politico gestionali (cambiamo gli uomini). Torna il ricatto occupazionale: salviamo i posti di lavoro!
E in questo tragico finale di partita qualcuno si permette di dire che la Cassa depositi e prestiti non ha dato risposte. Evidentemente la mancata risposta significa che la proposta di finanziamento del debito è risultata risibile. Vogliamo tirare a campare? Vogliamo cominciare una campagna elettorale per le regionali dall’Alto Calore? Accomodatevi pure. Ma dite la verità, per favore. Il tempo per dare soluzioni l’avete avuto. Ora fatevi da parte.
Caso Urciuoli
Il consigliere si metta d’accordo con se stesso. Prima contesta la lettera del prefetto (secondo i risultati elettorali deve stare in minoranza), poi si rivolge a prefetto e ministri per chiedere la convocazione del consiglio comunale. Colui che causa il caos in consiglio comunale non si da pace e denuncia il caos che ha provocato egli stesso. Colpo di testa, colpo di sole? Siamo all’assurdo se non al ridicolo. Noi rispettiamo le istituzioni (compreso il ruolo e la figura del Presidente del consiglio comunale), non ci rivolgiamo inutilmente ad esse e facciamo il nostro lavoro rispettando ruoli e mandati in consiglio comunale. Diciamo che la lezione di Conte, uomo delle istituzioni e difensore delle regole, qualcuno non l’ha ancora capita.
Ferdinando Picariello (Consigliere comunale di Avellino Movimento Cinque Stelle)