C’ero anch’io tra la folla di Piazza Libertà, accorsa per assistere alla tradizionale “alzata del pannetto”, secolare data di inizio delle festività della Vergine Assunta, patrona della città.
Per impressone diffusa quest’anno l’evento ha assunto un significato particolare, non solo per la presenza significativa del nuovo vescovo Monsignor Aiello ma anche per le parole pronunciante dal nuovo sindaco Vincenzo Ciampi.
Due aspetti di fondo, frattanto, hanno caratterizzato il discorso del sindaco Ciampi – da una postazione rilevante come il balcone del palazzo vescovile – il richiamo più volte sottolineato alla tradizione ed alle radici cristiane degli avellinesi e l’appello, anche questo più volte marcato, per costruire insieme la comunità cittadina.
I due accorati segmenti tematici hanno suscitato entusiasmo ed approvazione ed hanno altresì ingenerati dei significativi interrogativi nell’animo di coloro che, da anni, hanno preso le distanze dalla vecchia politica autoreferenziale e curatrice solo degli interessi dei suoi addetti.
Il primo interrogativo nasce dalla sensazione che il sindaco Ciampi con il suo discorso ha connotato la sua appartenenza a quel cospicuo gruppo di cattolici in “libera uscita” che non solo non sono attratti dai partiti tradizionali, ma senza vergognarsi di declinare la propria ispirazione cristiana hanno scelto l’agone politico lontano da quello insignificante dei vecchi partiti.
E’ un interrogativo questo che comincia ad avere qualche riscontro dagli appelli al contributo collettivo, necessario per ricostruire un tessuto comunitario sconnesso, appelli vibranti lontani dal solito linguaggio politichese e dalle rituali inflessioni di circostanza al cui ascolto siamo da tempo abituati.
Questo riscontro nuovo ci costringe anche a focalizzare meglio il concetto dell’antipolitica spesso liquidato come uno spazio epocale senza radici culturali e senza futuro. Spesso, parlando con gli amici di Avellino, sia del modo cattolico che del versante laico e sociale, amavo dire che l’unico merito dell’attuale maggioranza parlamentare era costituito dalla sommatoria dei demeriti dei vecchi partiti, a partire dal PD .
A fronte dei contenuti del dibattito attuale – almeno quello della nostra realtà cittadina – comincio a credere che la classe dirigente pentastellata annovera comunque personalità di tutto rilievo portatrici di pensiero e di onesta intellettuale certamente impegnate lungo un percorso programmatico ed amministrativo contrassegnato da preesistenti e sdrucciolevoli acciottolati.
Questo sforzo notevole fa deleteriamente riscontro una guerriglia interna e annosa del PD che non riesce a dare indicazioni univoche nemmeno per coprire spazi istituzionali possibili come quello della presidenza del consiglio comunale. Nel quadro di questa situazione politica cittadina la gente comune non solo, ma i ceti professionali e quelli dell’ex ceto medio, cominciano ad assaporare il gusto di una nuova partecipazione civile, con un entusiasmo davvero sorprendente in un momento di non poche difficoltà, sul piano complessivo della vita quotidiana.
La prudenza, comunque, è sempre necessaria per esprimere il consenso alla rappresentanza democratica locale e non, ma la stessa prudenza non può costituire l’alibi per ritenere che solo perché è notte tutte le vacche sono nere.
Gerardo Salvatore