Bonus edilizi sono quindici gli irpini su centosei indagati, coinvolti nella maxi inchiesta condotta dalla guardia di finanza di Avellino. Tre sono quelli sottoposti a misure: in carcere sono finiti D.P. e G.S. l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria è scattato per G.M. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il sistema ruotava attorno all’utilizzo di prestanome ai quali veniva formalmente affidata l’amministrazione e la rappresentanza legale di società ritenute compiacenti, così da far confluire su conti riconducibili a queste ultime somme ottenute attraverso la generazione di crediti d’imposta fittizi.Tra i difensori di alcuni degli indagati figurano gli avvocati Marino Capone, Gerardo Santamaria, Palmira Nigro e Licia Bruno.
Le indagini
L’indagine ha preso avvio anche grazie a un’analisi di rischio svolta in collaborazione con il Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il sistema ruotava attorno all’utilizzo di prestanome ai quali veniva formalmente affidata l’amministrazione e la rappresentanza legale di società ritenute compiacenti, così da far confluire su conti riconducibili a queste ultime somme ottenute attraverso la generazione di crediti d’imposta fittizi.
Le comunicazioni inviate all’Agenzia delle Entrate avrebbero riguardato lavori mai eseguiti o addirittura riferiti a immobili inesistenti dal punto di vista catastale.
Secondo gli atti, il meccanismo avrebbe consentito di far risultare spese per interventi edilizi pari a 2.771.037.936 euro, generando crediti fittizi per 1.654.786.540 euro. Di questi, 90.111.044 euro sarebbero stati ceduti e successivamente trasferiti ad altri soggetti, che li avrebbero utilizzati per compensare debiti fiscali per un totale di 17.545.366 euro.
Numerose le anomalie rilevate: frammentazione delle comunicazioni, intercambiabilità dei ruoli tra cedente e cessionario, assenza o incoerenza delle fatture, profili fiscali evanescenti dei presunti esecutori dei lavori, inesistenza dei dati catastali, oltre al coinvolgimento di soggetti senza fissa dimora, deceduti o con precedenti penali.
Sequestri e sviluppi successivi delle indagini
Già il 22 marzo 2023 era stato eseguito un primo sequestro preventivo d’urgenza, convalidato successivamente dal Gip, per bloccare i crediti ancora presenti nei cassetti fiscali.
Gli ulteriori sviluppi investigativi, ottenuti anche attraverso l’analisi dei dispositivi informatici, hanno portato a un secondo decreto di sequestro preventivo, emesso il 23 settembre 2025, per un importo di 13.760.506,27 euro, relativo a somme trasferite su conti correnti italiani ed esteri.
Le attività si inseriscono nel protocollo di collaborazione tra la Procura della Repubblica di Avellino, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate, nell’ambito delle azioni di contrasto all’indebito utilizzo delle agevolazioni fiscali e alla tutela delle risorse pubbliche, nazionali ed europee.



