Un nuovo partito di ispirazione cristiana sull’insegnamento di don Luigi Sturzo? Un “Centro” inteso come casa dei moderati, con l’adesione di coloro che non amano la destra e rifiutano il radicalismo della sinistra? Niente di tutto questo. Il dibattito sul centro politico, che coincide temporalmente con la fine della Democrazia Cristiana, resta allo stato, un’idea e uno spazio con i contenuti da costruire. Quando si è tentato di recuperare i valori di quella storia conclusasi in frammenti, ogni tentativo è fallito. O per mancanza di convinta adesione o per assenza di autorevolezza nella formazione di leadership, o ancora, per la fusione a freddo nella costruzione del Partito democratico.
L’IDEA, LO SPAZIO, I CONTENUTI
La discesa in campo dei cattolici in politica rappresenta una straordinaria occasione nel recupero di un’idea dai contenuti valoriali e di uno spazio da occupare nell’attuale collocazione delle forze politiche. L’impegno dei cattolici in politica ha radici lontane. Ripercorrerne la storia è impresa enciclopedica. Recentemente, però, il tema è diventato di straordinaria attualità.
Il riferimento più recente è nello svolgimento delle Settimane sociali svoltesi a Trieste, nel corso delle quali l’impegno dei cattolici nel sociale ha avuto uno spazio notevole. E’ stato accennato il perimetro del futuro impegno politico affinché la presenza dei cattolici sia finalizzata al recupero dei valori.
Da qui le iniziative che vedono in questo fine settimana i convegni di Milano, con la partecipazione di Delrio, Castagnetti, Ruffini, con l’intervento di Prodi, e l’iniziativa di Orvieto, nel quadro dell’Associazione “Libertà Uguale di Enrico Morando con la partecipazione dell’ex Commissario europeo, Paolo Gentiloni , indicato da più parti come il possibile “federatore” delle varie anime del centrosinistra.
Dunque nessun nuovo partito, come pure è stato detto e ipotizzato, ma uno spazio dentro il Pd, definiamolo Margherita 2.0, per creare un diverso equilibrio nel centrosinistra. Laddove il Pd di Schlein non offre spazio a quel mondo cattolico che propone i temi sociali della Chiesa.
Il fermento è notevole. Non solo gli appuntamenti di Milano e di Orvieto, ma la nascita a Trieste di un’area di amministratori, circa quattrocento, che hanno dato vita ad una rete con la benedizione della Chiesa.
DALL’IMPEGNO DEGASPERIANO AI CATTOLICI DEMOCRATICI
In questo percorso di rinnovamento del Pd, il ruolo dei cattolici democratici è fondamentale. Come afferma in un suo scritto l’arcivescovo Vincenzo Paglia, facendo, tra l’altro un riferimento all’impegno di Sergio Mattarella: “Ascoltando le parole del Capo dello Stato nell’ultimo giorno dell’anno, ho colto in esse la forza del sogno che guidava i testimoni di allora: il sogno di una democrazia larga e inclusiva. Le tante cose che il Presidente ha detto erano legate le une alle altre da un grande disegno: quello di un’Italia più umana, più giusta e più felice. Appunto, lo stesso di Moro, di suo fratello Piersanti e di Bachelet. Mi chiedo: non dobbiamo noi cattolici, anzitutto augurarci uno scatto di pensiero da parte di spiriti ‘liberi e forti’ – per dirla con don Sturzo – che riprendano il coraggio e l’audacia di una cultura politica per un’Italia, anzi, per un’Europa che aiuti il mondo a disegnare una visione che conduca ad un nuovo ordine internazionale? Certo, non possiamo stare a guardare”.
E’ un chiaro invito a scendere in campo per rendere un servizio al Paese. Un invito che non si discosta troppo da altre autorevoli posizioni. Come quella dell’ex ministro per l’Università e per la ricerca, Ortensio Zecchino, che si chiede quale senso “avrebbe oggi insistere sulla convergenza di un ipotetico nuovo partito con la sinistra postcomunista che, come ben aveva previsto Del Noce, ha ormai acquisito i connotati di partito radicale di massa, i cui valori sono antitetici rispetto a quelli della “civiltà cristiana” (com’è noto in quell’area il ‘Dio, patria e famiglia’ è oggetto di volgari sbeffeggiamenti, il dichiarare paternità e maternità degli alunni è considerato offesa al principio di eguaglianza, l’utero in affitto è conquista di libertà …e via elencando)?”.
LE REAZIONI A SINISTRA
Ma quali reazioni suscita il movimento dei cattolici in politica nella sinistra? Per Pina Picierno, vice presidente del Parlamento europeo, esponente del Pd, “le annunciate iniziative delle prossime settimane e il dibattito che ne sta nascendo possono essere un contributo importante per il centrosinistra italiano.
Innanzitutto per le personalità di valore coinvolte. In secondo luogo, perché il pluralismo nel partito democratico e nell’alleanza progressista è una pianta troppo preziosa per lasciarla appassire in un dibattito pubblico chiuso e ristretto al solo gruppo dirigente”. Si tratta di un’apertura senza se e senza ma che allarga la riflessione del mondo laico.
Dello stesso avviso, Toni Ricciardi, vice presidente del gruppo del Pd alla Camera, che vede l’impegno dei cattolici “utile nell’elaborazione di un pensiero che va a superare le difficoltà della politica oggi. D’altra parte il percorso del Pd, nato dalla sintesi tra più culture, è inclusivo di nuove esperienze e quella dei cattolici democratici è una grande risorsa per l’Italia”.
UN CENTRO ALTERNATIVO ALLA DESTRA
Nel dibattito si inserisce anche chi osserva che l’impegno dei cattolici in politica abbia come fine un’alternativa alla destra. Non una inclusione nel centrosinistra, ma una posizione autonoma e baricentrica in grado di recepire quelle istanze moderate che non si riconoscono a sinistra e oggi non hanno altra scelta che votare Meloni. E’ quanto sostiene Giuseppe Gargani, presidente dell’Associazione ex parlamentari, fondatore del Centro studi “Da Vinci”, che osserva che “la esigenza di un ‘centro’ strutturato politicamente è sentito da tanta parte dell’opinione pubblica dagli anni 90 ma in maniera particolare da quando nel 2022 ha vinto la destra dell’on. Meloni e la sinistra si è caratterizzata ancor più con la Schlein. Ruffini che forse per la sua esperienza a contatto con i contribuenti e forte dell’appoggio del Vaticano, che, diversamente dal recente passato, è interessato ad un maggiore equilibrio politico in Italia ha sentito questo richiamo e ha organizzato con l’Associazione “Popolari Uniti – Tempi Nuovi” un convegno all’Università Lumsa, determinano un raccordo fra le varie espressioni del centro, un centro interpretato, come alternativo alla destra e alla sinistra. A Milano il 18 si celebra un convegno degli eredi della Margherita che anziché, prendere atto dopo tanti anni dal fallimento determinato dalla fusione con i post PCI, tentano di rilanciare la posizione del PD che vuol rappresentare anche il “centro”. Ruffini non è d’accordo e aspettiamo di sentire quello che dirà”. Nel dibattito entra a gamba tesa Matteo Renzi, che, da ben altra prospettiva, non si discosta molto dal pensiero di Gargani. “Quello che è chiaro – spiega è che il Centro è decisivo. Lo sa anche Meloni, per questo mi attacca. Per parafrasare De Gasperi, quando il Centro guarda a sinistra i numeri non sono più quelli che ci si immagina. Rimane il problema delle frizioni, dei veti e dei sospetti incrociati all’interno del centrosinistra”. Ostacoli superabili? “Se vuoi vincere le elezioni con questa legge elettorale, devi stare insieme. Se c’e’ il proporzionale, via libera per tutti. Ma con il maggioritario, non puoi che fare due schieramenti”. Una lezione che nel campo avversario e’ stata capita. “Meloni è molto fortunata. Non ha la maggioranza degli elettori. Ha il trenta per cento. Altri leader prima di lei vincevano con il 40 per cento”.